6 Settembre 2010
Lombardia – Fast food, avanzano gli ingredienti Made in Italy: “Bene, ma agli agricoltori vanno solo le briciole”

Fast food, avanzano gli ingredienti Made in Italy. Dalla carne ai formaggi, le grandi catene della ristorazione veloce scommettono sui prodotti del territorio come dimostra l’ultimo panino che, domani a Milano, McDonald’s lancerà sul mercato e che sarà caratterizzato dalla presenza di mozzarella al cento per cento italiana.

“Siamo felici che una realtà come McDonald’s abbia deciso di puntare sulla qualità delle nostre materie prime – commenta Nino Andena, Presidente della Coldiretti Lombardia - Per questo ci auguriamo che ci sia sempre un controllo costante sull’origine degli ingredienti, compreso il latte usato per la mozzarella”.

Il formaggio arriverà da Lat-Bri, azienda lattiero casearia di Usmate (Monza), che con centinaia di migliaia di quintali è tra i principali importatori di latte e semilavorati stranieri in Lombardia ma che, dicono da McDonald’s, per il nuovo panino si è impegnata a utilizzare solo prodotto italiano.

Ma fino a quando non ci sarà l’obbligo di indicare sugli alimenti l’origine delle materie prime utilizzate, ogni azienda di trasformazione potrà fare come gli pare – continua Andena - Quando il presidente di Federalimentare Giandomenico Auricchio sostiene che l’etichetta d’origine non è così importante, finge di non sapere che ci sono aziende che usano nomi e simboli del Made in Italy per vendere meglio prodotti, ad esempio formaggi e prosciutti, che di italiano hanno poco o nulla. E allora è troppo comodo sfruttare la fiducia dei consumatori verso l’agroalimentare italiano e poi metterci materie prime che arrivano dall’estero”.

Per quanto riguarda il settore lattiero caseario i primi cinque importatori a livello nazionale operano fra Lodi, Bergamo, Milano e Cremona con 22 milioni di quintali su un totale regionale di quasi 32 milioni e italiano di 88 milioni di quintali. In Lombardia le maggiori quantità arrivano soprattutto dalla Germania, “patria delle mozzarelle blu” (12 milioni di quintali), dalla Francia (7 milioni di quintali) dal Belgio (3,4 milioni), dall’Austria (1,4 milioni), dall’Olanda (1,4 milioni), ma anche da Spagna, Portogallo  e Islanda. Poi ci sono i Paesi dell’Est (Polonia, Lituania, Ungheria, Slovacchia, Slovenia) che pesano per quasi 4 milioni e mezzo di quintali.  

“Le importazioni di latte dall’estero per fare formaggi venduti poi come italiani – spiega Andena - servono agli industriali per guadagnare di più sui prezzi di vendita al dettaglio pagati dai consumatori mettendo al tempo stesso sotto pressione al ribasso quelli riconosciuti agli allevatori lombardi, che prendono pochissimo”.

Dallo scorso giugno, dopo che Assolatte (l’associazione delle industrie del settore) ha chiuso ogni spiraglio di trattativa, al posto di un prezzo regionale esiste una giungla di accordi singoli che vanno dai 34,5 ai 38 centesimi al litro a fronte di una situazione di mercato in crescita da mesi, con un valore reale del latte che ormai oscilla fra i 41 e i 44 centesimi al litro.

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