6 Agosto 2012
COMO, LECCO – ALLARME SICCITA’ PER L’AGRICOLTURA PROVINCIALE

L’agricoltura lariana boccheggia sotto il caldo e la siccità, mentre il Lago di Como è quello che più soffre, con un calo di livello di quasi mezzo metro in appena quindici giorni. Sono molto preoccupati gli agricoltori delle province di Como e Lecco – e con loro Coldiretti, la principale organizzazione che li rappresenta.

Lo scenario è quello di una siccità che domina il cuore dell’estate e di un calendario meteo che non lascia spazio a grandi speranze: per i prossimi giorni a dominare saranno caldo e afa, e le precipitazioni – se vi saranno – saranno brevi ed isolate.
           
Ad essere colpiti sono, prima di tutto, il settore zootecnico e cerealicolo: “Le mucche producono meno latte e il calo è vistoso, anche del 15% - 20% in meno” dice il presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi. Che aggiunge: “Per i bovini il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e, di conseguenza, dalla mungitura si ottiene meno latte”.

In diverse stalle sono scattate le contromisure con l’accensione di ventilatori e doccette refrigeranti e l’utilizzo di integratori specifici a base di sali di potassio nell'alimentazione preparata dagli allevatori: accorgimenti che fanno però aumentare esponenzialmente i costi per le imprese, come anche il forte incremento dei costi delle farine, in particolare quelle di soia.

Ma l'afa e le temperature - continua la Coldiretti di Como e Lecco - hanno tolto l'appetito anche ai maiali che stanno consumando fino al 40% in meno della consueta razione giornaliera di 3,5 chili di mangime e con un conseguente, sostanziale calo dell’accrescimento. Il caldo ha pesanti effetti anche sulle galline, che producono meno uova, e sulle api che non riescono a prendere il polline e il nettare mettendo a rischio la produzione di miele.

Anche per la cerealicoltura, dati alla mano, il presidente Trezzi traccia un quadro tutt’altro che rassicurante della situazione: “La stagione è iniziata male già nel mese di marzo, con semine complicate dall’aridità dei terreni, di difficile aratura: le stime di una contrazione dei raccolti fatte in quei mesi, che indicavano una contrazione del 30%, ora potrebbero essere riviste con un ulteriore ribasso”.

Ancora Trezzi: “Ai non addetti ai lavori può sembrare impossibile che un territorio come quello comasco e lecchese, bagnato dalle acque di un grande lago e circondato dalle alpi con ghiacciai perenni, possa soffrire queste problematiche: eppure la nostra è una delle province lombarde dove la siccità colpisce più duro e dove gli effetti possono essere più disastrosi”.

Il perché lo spiega il direttore interprovinciale dell’organizzazione agricola, Francesco Renzoni, che non esita a puntare il dito contro “il problema di un’insufficiente programmazione delle risorse idriche comune a tutto il nord Italia, che in un territorio come il nostro deve tener conto dei rapporti transfrontalieri con la vicina Svizzera. In pratica, nei decenni scorsi le province altolombarde non si sono dotate di un sistema adeguato di invasi in grado di sopperire a situazioni di annate siccitose che pure, negli ultimi anni, si sono susseguite con una frequenza impressionante”.

Sono oltre cento le aziende nelle province di Como e Lecco che, preoccupate, attendono l’evolversi della situazione: tutte coltivano mais “a secco”, ovvero senza l’ausilio di sistemi e canali di irrigazione. Preoccupazione anche per i prati destinati alla fienagione che, perdurando il clima secco, già ora stanno registrando cali più che drastici di produzione al taglio.

Ma il termometro più evidente, anche per gli stessi cittadini, è il basso livello toccato dal Lago di Como che, insieme agli altri bacini lombardi (Maggiore, Iseo e Garda), è ampiamente al di sotto della media stagionale. Da martedì 17 luglio a oggi, il Lario, dal quale esce il fiume Adda è passato infatti da 83,5 centimetri a circa 38 centimetri, con una perdita di quasi mezzo metro.

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