“L’Italia è leader europeo nella qualità, nella sicurezza alimentare, nella distintività delle produzioni agricole. Il reddito per l’agricoltura nasce dalla capacità di incorporare valore, di costruire una narrazione, di rispondere all’esigenza dei cittadini di avere un cibo buono, pulito e giusto. Il prodotto agroalimentare italiano è il più desiderato al mondo e non possiamo consegnare tutto questo all’omologazione prodotta dagli ogm”. Con determinazione e chiarezza Stefano Masini, capo area Ambiente della Coldiretti Nazionale, ha ribadito il fermo no della prima Organizzazione degli imprenditori agricoli italiani (e di quasi 8 cittadini italiani su 10, secondo i più recenti sondaggi che danno i consumatori italiani contrari agli ogm nel piatto al 76%) all’introduzione del biotech in agricoltura. Lo ha fatto a Cremona, intervenendo al dibattito sul tema proposto dall’A.D.I.A.S, l’Associazione Diplomati Istituto Agrario Stanga.
Masini ha ribadito il diritto degli imprenditori agricoli di non coltivare ogm (e di preservare i propri campi dalla contaminazione), ha sottolineato come “l’introduzione degli ogm sarebbe irreversibile”, ha richiamato le ragioni – etiche ed economiche – dell’impegno a tutela della straordinaria biodiversità del nostro paese e di quel valore immateriale del “made in Italy” la cui tutela e promozione è l’unica chiave per garantire reddito agli agricoltori e ricchezza al paese.
Facendosi carico anche delle ragioni dei cittadini-consumatori, il capo area Ambiente della Coldiretti ha sottolineato l’importanza di garantire trasparenza e piena informazione ai consumatori, vera libertà di scelta, a partire dall’indicazione in etichetta dell’origine degli alimenti. Ha ribadito che Coldiretti non è contraria alla ricerca, anzi è convinta che si debba continuare ad indagare date le confuse e contrastanti “certezze” in materia, sottolineando che essere contro gli Ogm non significa essere contro la scienza ma contro un modello di sviluppo economico che vede i prodotti agricoli trattati come semplici “commodities” (“impostazione che spiana la strada a chi continua a sottopagare il nostro grano, mais, latte”), laddove Coldiretti sostiene invece un modello di sviluppo che punta sulla distintività, qualità, sulla salubrità, sul valore aggiunto di prodotti che sono non commodities ma “cibo made in Italy”, riconosciuto (e quindi pagato) in tutto il mondo come eccellenza, proprio perché legato a un territorio, a una storia, a una unicità che si chiama Italia.
“L’incontro di questa mattina è stato un’occasione incredibile per rimarcare anche a Cremona il modello di sviluppo che solo può rilanciare il nostro Paese e dare futuro alle imprese agricole. Ed è un modello in cui non c’è spazio per gli ogm” sottolinea Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona. “La questione degli ogm sottende un altro aspetto importante e pericoloso – conclude Voltini –. Ovvero che una parte della scienza ritiene che non ci siano limiti alla ricerca e soprattutto che non ci debba essere alcuna connessione tra scienza e etica, tra le scoperte scientifiche e le loro applicazioni. Una posizione di questo tipo elimina tout court il nesso che non si può mai tagliare tra la scienza e la verità dell’uomo”.