Cinghiali, l’assalto della fauna selvatica non si ferma. E’ di oggi la segnalazione, da parte di un suinicoltore bresciano, dell’avvistamento di un branco di cinghiali nel suo campo a Cremona, a margine della SP343 Asolana, che nulla di buona fa presagire alla situazione già disastrosa degli ultimi periodi. Il grande problema è che, nelle zone di pianura dove abbiamo abbondanza di cinghiali, la caccia non è consentita perché l’animale non è considerato “specie selvatica autoctona” e perché per l’abbattimento è obbligatorio l’utilizzo di un fucile particolare che in “zona di pianura” non è utilizzabile.
A questo si uniscono una serie di disposizioni burocratiche e di responsabilità che vengono rimpallate tra Provincia, Regione, Parco dell’Adamello e Polizia Provinciale che impediscono una reale risoluzione del problema.
Quello che possiamo fare ora è soltanto restare in attesa dell’approvazione definitiva del piano di abbattimento a cura del comitato tecnico del Parco dell’Adamello, sperando che arrivi il prima possibile in modo da iniziare almeno a contingentare un po’ la numerosissima presenza di questo animale.
Per capire le dimensioni reali del problema – spiega Coldiretti – questi alcuni dati recuperati: dal 2004 a settembre 2016 infatti fra incidenti stradali e campi devastati, il bilancio dei danni a livello regionale ha sfiorato i 17 milioni di euro, con una media di duemila all’anno fra attacchi ai campi e incidenti stradali. “Gli animali selvatici – spiega Ettore Prandini, vicepresidente Coldiretti nazionale – sono in continuo aumento e anche i danni che provocano. La situazione peggiora ogni giorno, servono piani efficaci di riduzione ed eradicazione”. Nel giro di dieci anni in Italia, ad esempio, i cinghiali sono raddoppiati superando il numero record di un milione, mettendo a rischio l’agricoltura ma non solo. Infatti nel 2015 in Italia ci sono stati 18 morti e 145 feriti per incidenti stradali causati dagli animali.
In agricoltura la situazione è pesante: con oltre 350 assalti ogni anno e oltre 200 mila euro di danni/anno, Brescia si posiziona al primo posto nella provincia lombarda seguita da Milano e Cremona, Pavia e Sondrio, Bergamo, Como e Varese, Lodi, Mantova , Lecco e Monza e Brianza. A livello regionale parliamo di 1.800 assalti ogni anno e oltre 13 milioni di euro di danni in dodici anni.
“Il problema dei “selvatici” - conclude il vicepresidente Prandini - non rappresenta un problema solo per il mondo faunistico-venatorio, ma riguarda anche altri settori come quello ambientale e sanitario; è importante e necessario, quindi, affrontarlo con un approccio gestionale interdisciplinare. Anche dal punto di vista finanziario si rende necessaria una compartecipazione di altre direzioni generali e soprattutto bisogna fare in modo che alle province venga garantito il ritorno di tutte le risorse finanziarie derivanti dalla tassa di concessione dei cacciatori”.