Carne, ne abbiamo parlato in modo divertente e colorito in occasione dell’inaugurazione del libro di Giuseppe Cruciani “I fasciovegani – Libertà di cibo e di pensiero” presso il Museo Mille Miglia, alla presenza del presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini, dell’Assessore Regionale Viviana Beccalossi e dell’autore del libro Cruciani.
“E’ stata un’occasione per approfondire e analizzare l’andamento del settore della carne – sottolinea il Presidente Prandini - mettendo sempre al centro il tema, per il mondo agroalimentare italiano di fondamentale importanza, della corretta alimentazione che vede nella carne un elemento nutritivo che aiuta l’organismo a svolgere in modo corretto le funzioni vitali e metaboliche”.
Infatti, con il 18% degli italiani che ne porta in tavola meno di 100 grammi alla settimana, il 45% dai 100 ai 200 grammi e il 24% tra i 200 ed i 400 grammi, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, a livello nazionale il consumo di carne risulta equilibrato e ben al di sotto del limite di 500 grammi alla settimana consigliato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Non è quindi un caso che l’Italia abbia conquistato nel 2017 il primo posto come Paese più sano al mondo secondo la classifica Bloomberg Global Health Index che analizza le condizioni di salute di 163 Nazioni.
E’ Il risultato della dieta mediterranea che, con pane, pasta, frutta, verdura, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari, ma anche pesce e carne nelle giuste quantità, ha consentito di conquistare primati di longevità nell’Unione Europea con 80,3 anni per gli uomini e al terzo per le donne con 85,2. Il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è di 79 chilogrammi pro-capite, tra i più bassi in Europa - continua la Coldiretti - dove i danesi sono a 109,8 chilogrammi, i portoghesi 101 chilogrammi, gli spagnoli 99,5 chilogrammi, i francesi e i tedeschi 85,8 e 86 chilogrammi.
E la situazione – precisa la Coldiretti - non cambia se il confronto viene fatto a livello internazionale da cui emerge che il consumo apparente degli statunitensi - sottolinea la Coldiretti - è superiore a quello italiano addirittura del 60% e quello degli australiani del 54%. “Le carni Made in Italy – conclude Prandini - sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Doc” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali”.