Mentre si cominciano a fare le prime previsioni sulla raccolta, prosegue la battaglia di Coldiretti contro le speculazioni sul grano. “Devono essere fermate – spiega Paolo Carra, Presidente di Coldiretti Mantova –, non possiamo più tollerare che il prezzo dei cereali sia al di sotto dei costi di produzione. Un tema che ci riguarda molto da vicino: ricordo che Mantova è la maggiore produttrice lombarda di frumento. Le nostre campagne, da sole, producono su oltre 33 mila ettari, un terzo del grano prodotto in Lombardia”.
Le temperature rigide dei mesi scorsi e il clima mite di questi giorni fanno ben sperare per la crescita delle piantine di frumento. L’unica incognita rimane, ovviamente, la siccità. Ma a preoccupare i produttori, in questo momento, è soprattutto il mercato, che non garantisce la giusta remunerazione. Nella campagna 2016 i prezzi sono stati praticamente dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale del grano importato dall’estero, e poi utilizzato per fare pasta venduta come italiana.
“Per questo serve al più presto l’indicazione di origine del grano utilizzato per la pasta – prosegue Carra -. Siamo soddisfatti del percorso avviato con lo schema di decreto firmato dai ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine in etichetta. Siamo in attesa del via libera definitivo da parte dell’Europa”.
Oltre a questo è necessario, però, lavorare sulla filiera: “Non possiamo permetterci di produrre commodities, sperando di battere sul prezzo le aziende straniere. Dobbiamo, invece, puntare sulla qualità, valorizzando i nostri cereali all’interno delle filiere agroalimentari: nel nostro caso, ad esempio, all’interno del lattiero-caseario”.
La realtà già drammatica del grano - denuncia la Coldiretti – rischia ora di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada, il primo esportatore di grano duro in Italia. Un accordo che dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il quale - precisa la Coldiretti - rischia di scatenarsi una nuova guerra del grano.