“Prevedere i cambiamenti in atto per trasformarli in opportunità” così questa mattina, il professor di economia e politiche agricole dell’università di Perugia Angelo Frascarelli, ha colloquiato con gli oltre cento imprenditori agricoli bresciani presenti all’incontro.
Il succo della relazione del professor Frascarelli può riassumersi nel concetto “innamoriamoci dei soldi”, il professore infatti sostiene “il sistema agroalimentare italiano sta vivendo una metamorfosi: dietro l’angolo c’è un orizzonte pieno di sfide per una nuova generazione di muovi imprenditori. Questo rappresenta una minaccia per chi è reticente al cambiamento e può invece diventare una grande occasione per fare soldi per l’imprenditore dinamico”. L’imprenditore agroalimentare deve infatti guardare con interesse questa metamorfosi e scegliere, con oculatezza, la sia strategia aziendale, che non sarà uguale per tutti, ma che avrà alcune direzioni comuni: intensificazione sostenibile, valorizzazione dei prodotti e controllo di gestione.
Il prof. Frascarelli ha poi affrontato il tema relativo ai cambiamenti dei consumi di prodotti agroalimentari “i consumi alimentari cambiano, continuamente e velocemente e questi mutamenti possono creare problemi ai produttori agricoli, ma molto più spesso generano interessantissime occasioni di reddito alle piccole-medie imprese italiane”.
Oggi infatti – specifica Frascarelli – l’identikit del nuovo prodotto alimentare ha alcune parole chiave: unicità, sostenibilità, novità, condivisione, esperienza, benessere e servizio e infatti si parla del binomio benessere/salute, di prodotti con e di prodotti senza; esempio tipico è con omega tre oppure senza glutine, ogm ecc…., di alimenti biologici o addirittura vegani.
“Diventa quindi necessario – conclude il professor Frascarelli – guardare attentamente i cambiamenti della società e, attraverso l’organizzazione del lavoro, trasformare le tendenze alimentari in risorse valorizzando quello che già in modo straordinario gli imprenditori agricoli italiani producono, facendosi riconoscere ancor di più la reputazione del Made in Italy agroalimentare nel mondo”.