I valori, la famiglia, i ricordi di quella “piccola storia” che è invece il motore primo della crescita e della consapevolezza di sé e del ruolo che si deve avere per custodire e tramandare i principi. Principi fondamentali che sono alla base della civiltà.

Parola del professor 𝐕𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐧𝐨 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐞𝐨𝐥𝐢, luminare della psichiatria, ospite ieri di 𝐂𝐨𝐥𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐌𝐚𝐧𝐭𝐨𝐯𝐚 per l’evento “𝐷𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑀𝑒𝑡𝑎𝑚𝑜𝑟𝑓𝑜𝑠𝑖 𝑎𝑙 𝑀𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 – 𝐼𝑙 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑒 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖”, in cui lo stesso professor Andreoli ha dialogato con 𝐌𝐚𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐌𝐚𝐦𝐨𝐥𝐢, 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐞𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 della Gazzetta di Mantova a 𝐏𝐚𝐥𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐓𝐞, un evento che ha calamitato non soltanto i giovani (e i senior) di Coldiretti, ma anche diversi studenti dell’𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐌𝐚𝐧𝐭𝐨𝐯𝐚 con cui l’organizzazione presieduta da 𝐅𝐚𝐛𝐢𝐨 𝐌𝐚𝐧𝐭𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢 vuole intensificare i rapporti, e cittadini che hanno colto la metamorfosi di Coldiretti, che da sindacato agricolo è diventato – da tempo – 𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚.

Il ricambio generazionale non è facile, certamente, ma è uno dei temi più appassionanti e allo stesso più complessi per l’economia, non soltanto agricola. Ecco che cercare di fare chiarezza sul rapporto fra genitori e figli nell’ambito dell’impresa e favorirne la convivenza e poi il passaggio per una crescita imprenditoriale può avvenire con maggiore facilità se a spiegare in maniera ampia la storia dell’uomo nella società e il suo ruolo nella civiltà lo fa uno 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐭𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐞𝐨𝐥𝐢.

“Auspico un messaggio di fiducia intergenerazionale”, aveva detto in apertura, salutando un pubblico da tutto esaurito nella Sala dei Cavalli di Palazzo Te, frutto del genio di Giulio Romano e dell’ambizione del marchese Federico II Gonzaga, il presidente della Federazione provinciale di Coldiretti, 𝐅𝐚𝐛𝐢𝐨 𝐌𝐚𝐧𝐭𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢, artefice dell’incontro insieme al 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐑𝐮𝐟𝐟𝐢𝐧𝐢 e al 𝐂𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 dell’organizzazione fondata da Paolo Bonomi. E così è stato.

Elemento chiave del passaggio generazionale è l’ascolto. Il silenzio che è carico di pensieri, domande, ma anche di ispirazioni e risposte. A preoccupare il professor Andreoli, oggi, non è la crisi economica e nemmeno la crisi della società. “Quelle ci sono sempre state e passano”. No, la vera crisi oggi è una crisi di civiltà, intesa come “insieme di principi primi che definiscono l’uomo e che hanno un fondamento secolare, millenario.

“Di questa civiltà abbiamo esempi straordinari e un esempio – rimarca il professor Andreoli - è capace di creare tante unità e creare un insieme. Solo così gli esempi sono rappresentativi di una civiltà”. Altrettanto fondamentale, in particolare nel passaggio generazionale che è esso stesso metamorfosi, l’educazione, che altro non è che “un insegnare a vivere”. Senza temere le fragilità e senza avere paura.

L’importante è non cadere nell’illusione del “denaro come misura del potere e del successo”. La vita, dice Vittorino Andreoli (in libreria con l’ultima sua fatica “Ciascun uomo può cambiare – Breviario per riscoprire la nostra civiltà), “è nel sorriso, nelle piccole cose, nelle storie e nella vita della propria famiglia”.

Un ringraziamento particolare al 𝐏𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐨𝐧𝐝𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐏𝐚𝐥𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐓𝐄, 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐏𝐚𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢, per le parole spese nel suo intervento introduttivo, e alla 𝐏𝐫𝐨𝐟.𝐬𝐬𝐚 𝐋𝐮𝐢𝐬𝐚 𝐋𝐚𝐯𝐚𝐠𝐧𝐢𝐧𝐢, 𝐂𝐨𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐨𝐧𝐝𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 UniverMantova, per aver sostenuto e promosso il nostro progetto presso i 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢, ieri presenti tra il pubblico.

E un 𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐭𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢 che hanno gremito la Sala Cavalli di Palazzo Te, decretando il successo dell'evento oltre ogni nostra aspettativa.