La provincia di Bergamo è la più virtuosa a livello lombardo per quanto riguarda la sostenibilità degli impianti di biogas. Infatti del “carburante” impiegato per far funzionare i digestori solo il 15% è rappresentato dal mais e da altri cereali, una percentuale ben al di sotto della media regionale che è del 37% e si traduce concretamente in un totale di oltre 2 milioni e 700 mila tonnellate fra insilato di mais e altri cereali che finiscono bruciati per produrre energia. Il restante 85% del carburante utilizzato dagli impianti bergamaschi è invece costituito dai liquami zootecnici. In provincia di Bergamo gli impianti di biogas sono 12 per 7,26MW di potenza installata su un totale regionale di 360 impianti per 288,07 MW di potenza installata.
“Come Coldiretti siamo sempre stati contrari a utilizzare materie prime destinate all'alimentazione umana e animale per produrre energia – sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio -; si tratta di uno spreco che non trova alcuna giustificazione etica, una convinzione che evidentemente è condivisa da molti nostri associati. A nostro avviso gli impianti di biogas sono nati come un’opportunità per incrementare il reddito delle imprese agricole ma devono essere alimentati con sottoprodotti. Per questo riteniamo che sul biogas e le rinnovabili in generale occorra privilegiare gli impianti a misura di territorio, realizzati dalle aziende agricole per il proprio fabbisogno e dire no alla diffusione di grandi impianti di tipo industriale dall'impatto eccessivamente pesante sul territorio, che potrebbero avere riflessi negativi anche sull'assetto e sui prezzi delle produzioni agricole, aprendo il campo a pericolose speculazioni”.
Se per il biogas vengono utilizzati mais e cereali questo oltre ad essere un fattore deprecabile dal punto di vista morale va anche a influire sulle dinamiche dei prezzi dei terreni e delle produzioni nelle aree attorno agli impianti, determinando molto spesso situazioni che turbano le normali dinamiche dei mercati danneggiando pesantemente il comparto agricolo e l’ambiente.
“Gli impianti di biogas a Bergamo utilizzano oltre 49 mila tonnellate all’anno di insilato di mais e altri cereali e 285 mila tonnellate di liquami zootecnici – sottolinea il direttore di Coldiretti Bergamo Gianfranco Drigo –; anche se il rapporto è migliore rispetto alle altre province lombarde, sarebbe auspicabile privilegiare impianti che utilizzano prodotti secondari o riutilizzano prodotti di scarto. Inoltre gli impianti a biogas hanno un senso se sono proporzionati alle dimensioni aziendali e se la produzione energetica aiuta ad integrare il reddito aziendale e non lo sostituisce. Per noi il biogas buono è quello che riutilizza prodotti di scarto nell’ottica di una vera sostenibilità ambientale. Quando assumono dimensioni elevate e si trasformano in attività industriali quasi completamente slegate dall’attività agricola si innesca il fenomeno di caccia ai terreni a colpi di migliaia di euro facendo crescere la speculazione degli affitti a danno delle imprese che di agricoltura vivono”.
Secondo Coldiretti Bergamo le energie rinnovabili di origine agricola possono dare un contributo al problema energetico del Paese purché si rispetti il primato della produzione del cibo nella gerarchia delle priorità. Per questo, i sintesi, la ricetta per l’energia dell’organizzazione agricola prevede la produzione di biogas dai reflui zootecnici, il fotovoltaico sui tetti delle aziende e degli allevamenti e le biomasse dai residui vegetali.