Potrebbero essere 133 i Comuni della montagna bergamasca esentati dal pagamento dell’Imu per i terreni agricoli contro i 59 previsti dal vigente decreto e ad oggi sospeso. Il Governo sta infatti cercando di porre rimedio ad una situazione di disagio ed incertezza creatasi in quest’ultimo mese in merito all’Imu dovuta sui terreni agricoli situati in zona montana. E’ quanto afferma Coldiretti Bergamo ricordando che, se non cambieranno le norme ad oggi in vigore nei confronti delle aziende agricole di montagna, entro il 26 gennaio l’Imu agricola verrà applicata in base ad un criterio assolutamente iniquo considerato che si tiene conto dell’altitudine “del centro” del comune.
«A far scattare ad oggi il pagamento – informa Coldiretti Bergamo – non è più la posizione dei terreni aziendali di montagna, ma solo l’altitudine in cui si trova il palazzo comunale. Si prenda ad esempio il comune di Predore il cui “centro” si trova a 190 metri slm e terreni siti fino a 1.000 metri di altitudine, in questo caso il titolare è chiamato comunque a pagare. Si pensi agli ex comuni di Valsecca e Gerosa che a seguito della fusione avvenuta nei mesi scorsi si sono visti “abbassare” il centro comunale a tal punto da vedersi assoggettati all’imposta. Una norma questa che Coldiretti ha più volte denunciato in quanto crea una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario, ma ricadenti all’interno di Comuni con i centri amministrativi che stanno ad altitudini diverse. Da qui l’impegno del Governo alla modifica della norma riportando il parametro dei pagamenti alla classificazione dell’Istat dei comuni “montani” o “parzialmente montani”. In questi ultimi Coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali verrebbero esentati dall’Imu come avveniva in precedenza. Qualora venisse confermata la modifica normativa (è previsto un Consiglio dei Ministri martedì prossimo) a Bergamo l’imposta dell’Imu montana rispetto al passato verrebbe applicata in 23 nuove amministrazioni comunali rispetto alla previgente norma (Albano Sant’Alessandro, Almè, Ambivere, Barzana, Carobbio degli Angeli, Carvico, Castelli Calepio, Cenate Sotto, Chiuduno, Gorlago, Mapello, Paladina, San Paolo d’Argon, Scanzorosciate, Sotto il Monte, Torre Boldone Torre de’ Roveri, Villa d’Adda. Esentato per soli coltivatori/Iap: Cisano Bergamasco, Ponteranica, Pontida, Sorisole, Villa d’Almè).
Resta però il problema della scadenza del pagamento il 26 gennaio, una scadenza – sottolinea Coldiretti Bergamo – troppo ravvicinata, considerando che per il 21 gennaio è anche atteso il pronunciamento del Tar del Lazio sulla conferma della sospensione del versamento dell’Imu nelle zone montane adottata dallo stesso Tar il 23 dicembre scorso. Anche per questo motivo Coldiretti Bergamo ha richiesto che venga prorogato il termine per il pagamento in modo da mettere i contribuenti in grado di adempiere alle pratiche necessarie.
Coldiretti Bergamo auspica inoltre che si arrivi presto ad un provvedimento chiaro, che non penalizzi le aziende delle zone disagiate, per evitare un’altra fuga di imprenditori agricoli dalle nostre montagne, dove negli ultimi vent’anni hanno chiuso numerose aziende e per le quali l’andamento del mercato certo non aiuta. Un ulteriore spopolamento – afferma Coldiretti Bergamo – metterebbe a serio rischio la gestione della montagna, in cui gli imprenditori agricoli hanno il rilevante compito di sentinelle del territorio e costituiscono un insostituibile presidio per prevenire il dissesto idrogeologico.
Un ruolo questo che svolgono anche gli imprenditori agricoli in pianura che con la loro attività mantengono il paesaggio e il territorio. Ruolo che è stato riconosciuto proprio con l’applicazione dell’Imu in pianura per cui il Governo ha ridotto il moltiplicatore della rendita da 110 a 75 per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, riconoscendo il terreno come strumento di lavoro. Un riconoscimento che Coldiretti Bergamo auspica possa avvenire anche nella prossima revisione del catasto dei terreni perché la tassazione tenga presente i profondi cambiamenti avvenuti in agricoltura dove la redditività dei terreni si è, negli ultimi anni, costantemente ridotta».