Boom del latte “spot” in Italia. Negli ultimi quattro mesi alla Borsa di Lodi (che è quella di riferimento nazionale) il prezzo dei carichi comprati e venduti al di fuori dei normali contratti di fornitura è salito del 48% passando da 24,74 della fine di aprile a 36,60 centesimi al litro della fine di agosto, “scollinando” i 32 centesimi lo scorso 27 giugno e raggiungendo adesso gli stessi valori dell’anno scorso quando il latte degli accordi annuali, quindi non “spot”, era pagato circa 37 centesimi al litro.
“L’aumento del latte “spot” e i buoni risultati dell’export dei nostri principali formaggi dop, come il Grana e il Parmigiano –sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – rappresentano una dinamica interessante per tutta la filiera. Bisogna fare di tutto per consolidare questi segnali di ripresa anche negli allevamenti”.
A queste situazione di mercato favorevole va aggiunta anche la situazione che si è creata con l’accordo stipulato in Francia da Lactalis che ha portato un aumento di 3 centesimi al litro del latte alla stalla.
Visto lo scenario che si è delineato, il presidente di Coldiretti Bergamo sottolinea l’assoluta necessità di una urgente apertura del confronto con l’industria lattiero casearia italiana e con Lactalis Italia per ridiscutere il prezzo del latte. “Oggi –ricorda Brivio - agli allevatori italiani il latte viene pagato un prezzo che non copre neanche i costi dell’alimentazione degli animali, una situazione drammatica che a livello provinciale riguarda circa 800 allevamenti che ogni anno garantiscono circa 3.500.000 quintali di latte di qualità”.