21 Giugno 2019
Biodiversità: la Capra di Livo protagonista in alpeggio

COMO-LECCO – Per Ivan Albini, il canovaccio della giornata ricalca quello di tutti gli allevatori che, in questo momento dell’anno, hanno ormai iniziato la stagione dell’alpeggio nel Lario Occidentale, dove si conclude in questi giorni il “caricamento” di mandrie e greggi nei pascoli d’alta quota. Sveglia dunque di primo mattino, non più tardi delle 5, per questo giovane allevatore poco più che trentenne che, nel continuare la tradizione della famiglia è rimasto conquistato dalla Capra di Livo, una delle razze più rare d’Italia e autoctona per quanto riguarda la provincia di Como.
La Capra di Livo è tra le 14 razze lombarde considerate a rischio estinzione e la sua sopravvivenza è legata al lavoro e alla passione degli ultimi giovani allevatori che scelgono di dedicare la loro vita (professionale e non) a quella che, prima di tutto, è una pura passione: “E’ così. La vita dell’allevatore non è facile, ma le fatiche sono ripagate dalla soddisfazione e da un contatto unico con la natura, nei luoghi più belli del nostro territorio come è l’alpe Nesdale, dove ci troviamo ora”.
Una passione condivisa dalla compagna Stefania e dalle sue tre piccole bimbe, dai 5 ai 7 anni, che appena possono scappano “all’alpe”, dove il contatto con la natura è da fiaba.

Oltre alla “Capra di Livo” (detta anche “Lariana”), Ivan alleva vacche di Razza Bruna Alpina e Pezzata Rossa, tra le più tradizionali e diffuse sull’arco alpino, con cui produce i tradizionali formaggi d’alpeggio e, da autunno a primavera, la rara Semuda.
La sua giornata è piuttosto impegnativa: la mungitura, il lavoro in caseificio e tra i pascoli, la cura delle strutture all’alpe e il controllo degli animali, vacche e capre, che vivono quassù oltre tre mesi l’anno, con tappe intermedie di transumanza.
La “Capra di Livo”, che non supera i 2500 capi, come detto, è diffusa solo nel Lario occidentale, quasi esclusivamente lungo la catena Mesolcina tra il Passo San Jorio ed il Passo dello Spluga.
Si tratta di un animale a vocazione rustica, alpina, di taglia robusta e medio grande, con corna presenti o assenti, così come la barba: anche il mantello è particolarmente eterogeneo, di tipo uniforme o con pezzature (le “bianche e nere” sono le preferite di Ivan e anche le più presenti nel suo alpeggio). Gli arti sono solidi e robusti, così come l’addome. La Capra di Livo vive infatti un lungo periodo di pascolamento montano, da maggio a novembre, interrotto dalla stabulazione invernale.
“Scegliere di acquistare un formaggio di produzione locale, fatto nei nostri alpeggi e frutto di una sapiente e antica tradizione casearia, significa dare continuità a una storia che affonda nei millenni le proprie radici, assicurando futuro a queste imprese e ai loro animali” commenta Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco. “Grazie ai nostri alpigiani e al loro lavoro, la montagna resta viva, accessibile, curata: si tratta di un presidio importante per prevenire gravi dissesti idrogeologici e per assicurare una fruibilità del territorio anche dal punto di vista turistico. Ad esempio, la strada agrosilvopastorale che conduce all’Alpe Nesdale costituisce un ottimo percorso per un’escursione da compiere in poco più di un’ora e mezza, con una salita piuttosto dolce a partire dal parcheggio che si incontra salendo da San Siro, prima della sbarra che delimita la strada agrosilvopastorale. E, arrivati in cima, lo spettacolo incomparabile dei due laghi, quello di Como e di Lugano, è reso unico proprio dalla presenza delle rare capre allevate lassù”.

Si calcola che, negli ultimi dieci anni in Lombardia sono scomparsi quasi 700 mila tra mucche, maiali, pecore e capre: in particolare – sottolinea la Coldiretti lariana – dal 2008 la “fattoria lombarda” ha perso solo tra gli animali più grandi, circa 10 mila tra mucche e bufale, oltre 680 mila maiali, più di 8 mila tra pecore e capre. Nonostante ciò, la nostra regione può contare su un patrimonio zootecnico con oltre 4 milioni di suini 1,5 milioni di bovini e oltre 200 mila ovicaprini.

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