La campagna lattiero casearia 2011 – 2012 è finita da un mese e entro fine maggio si dovrebbero conoscere i dati di produzione definitivi, importanti per capire se si è prodotto più o meno della quota nazionale (secondo gli ultimi exit pool, ce la si gioca in pochi quintali) e, conseguentemente, se ci sono multe da versare alla UE o meno.
Intanto i dati recentemente diffusi da AGEA elaborati dagli uffici di Coldiretti Brescia e aggiornati a gennaio 2012 (pertanto riferiti a 10 mesi su 12) già danno delle importanti indicazioni: la Lombardia si conferma la regione regina per produzione di latte, con oltre il 40% di latte prodotto (per la precisione il 40,97%), seguita a debita distanza da Emilia Romagna con il 15,93% e Veneto con il 10,23%. A livello di province Brescia si conferma leader (c’erano pochi dubbi) con quasi l’11% (10,94% per l’esattezza) del totale nazionale, seguita da vicino da Cremona con il 10,38% e Mantova con il 7,60%.
Ma ancora più interessante è il raffronto con il pari periodo della campagna precedente (2010/2011), dal quale si scopre che, una volta tanto, il trend di crescita non è guidato o provocato delle regioni e dalle province più vocate: a fronte di una crescita a livello nazionale del 2,15%, il Veneto fa segnare un + 1,19%, la Lombardia un + 1,67%, mentre scattano in avanti il Piemonte con + 4,52% e l’Emilia Romagna con un exploit del + 7,04% (con Reggio Emilia che fa segnare + 7,70% e Parma + 9,47%!!).
E qualcosa di interessante ci dicono anche i dati provinciali. Detto del + 1,67% lombardo, si riscontra come le varie province non contribuiscono in modo omogeneo: pressoché stabile la produzione a Milano e Lodi (+ 0,02%), in leggero aumento a Brescia (+ 1,17%), in notevole aumento a Cremona (+ 2,35%) e ancor più a Mantova (+ 4,05%).
Vari sono gli elementi che possono aver inciso a determinare questo scenario. Certo non sfugge come taluni aumenti di produzione siano sovrapponibili a interessanti situazioni di prezzo del latte alla stalla del 2011. Non si sbaglia di certo nel pensare che l’aumento piemontese sia anche riconducibile anche ad un interessante prezzo del latte alla stalla definito con una importante azienda dell’agroalimentare, come pure che l’aumento emiliano (in primis di Parma e Reggio Emilia) sia stato trascinato da un mercato favorevole del Parmigiano Reggiano e che il mercato favorevole del Grana Padano possa aver spinto in avanti la produzione di latte nelle province più vocate.