3 Marzo 2016
BRESCIA – CRISI, PRANDINI: “MORATORIA SUI DEBITI PER SALVARE ALLEVAMENTI E POSTI DI LAVORO”

“Aziende chiuse e migliaia di posti di lavoro a rischio: è questo lo scenario peggiore che potremmo trovarci davanti se la crisi del comparto zootecnico continuerà con questa violenza e se non ci sarà almeno una moratoria dei debiti con le banche” afferma Ettore Prandini, vice presidente nazionale di Coldiretti e Presidente di Coldiretti Lombardia, di fronte al crollo dei prezzi alla produzione che sta colpendo in particolare gli allevamenti di bovini da latte e da carne e quelli suini.

Coldiretti ha quindi chiesto al Governo una moratoria sui debiti che sia in grado di dare una reale boccata di ossigeno alle imprese agricole che da troppo tempo sono costrette a lavorare con prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione. Servono misure nazionali di rapida attuazione con una moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi nonché – sottolinea Coldiretti -  un riposizionamento debitorio dal breve al medio lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia. Una necessità che può accompagnare il position paper che l’Italia presenterà alla Commissione europea che prevede anche l’obbligo di etichettatura di origine per fermare le importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy.

In Lombardia – spiega Coldiretti -  sono oltre 20 mila le realtà del settore zootecnico, di cui quasi 5 mila impegnate in un comparto come quello del latte che contribuisce al 40% di tutta la produzione nazionale. Sul fronte del credito, quello agrario in Lombardia vale oltre 8 miliardi e mezzo di euro con quasi il 71% su operazioni di lungo periodo per investimenti e sviluppo. Negli ultimi 5 anni però – stima Coldiretti – almeno il 10% delle aziende che hanno rapporti di credito bancario hanno valutato o richiesto l’allungamento del periodo di ammortamento del finanziamento, per gestire meglio equilibri di bilancio messi sempre più a rischio dalla crisi dei prezzi alla stalla.

“La situazione dei prezzi in campagna – conclude Prandini  - sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) che sono scesi al di sotto della linea di 1,20 centesimi al chilo che non copre neanche i costi della razione alimentare. Stessa cose per  i bovini da carne che sono pagati su valori che si riscontravano 20 anni fa, per non parlare del prezzo del latte che - con il venir meno degli accordi rischia ora di essere in balia delle inique offerte dell’industria.

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