in occasione della tradizionale Giornata Provinciale del Ringraziamento, in programma domenica 16 novembre a Ghedi, sono stati presentati oggi i numeri dell’annata agraria 2013/2014 che si va a chiudere. La proiezione dei dati elaborati da Coldiretti Brescia evidenzia un Prodotto Interno Lordo complessivo dell’agricoltura bresciana pari a euro 1.226.806.250 dove la produzione di latte vale 526 milioni di euro (43% del totale), i suini 242 milioni, gli avicoli 172 milioni, i bovini da carne 160 milioni e le produzioni vegetali complessivamente 110 milioni.
Prima dei numeri è bene evidenziare che il 2014 sarà ricordato come quello dell’estate più anomala degli ultimi 30 anni. L’inizio della stagione “calda” è stato segnato dal 34% di pioggia in più rispetto al 2013 caduta nel mese di giugno, con punte di oltre il +200 per cento in alcune zone del centro sud, e il solo mese di luglio ha registrato 25-26 giorni con eventi piovosi, più o meno intensi.
“È stata un’annata segnata dal maltempo – spiega Ettore Prandini – con i produttori costretti a rivedere i tradizionali ritmi di lavoro, sospendendo in alcuni casi le operazioni a causa di campi ridotti a un pantano. Oltre al danno produttivo, va aggiunto anche quello ambientale con le esondazioni di fiumi e torrenti che ripropongono il tema della gestione del territorio e della presenza dell’agricoltura come barriera contro il dissesto idrogeologico”.
Ne hanno risentito negativamente – prosegue Coldiretti - tutte le colture in campo, ha sofferto la viticoltura e l’olivicoltura e non sempre è stato possibile salvare quantità e qualità.
Rispetto ai numeri del Prodotto Interno Lordo, l’annata agraria 2013/2014 evidenzia un calo dello 0,66% rispetto al dato 2012/2013 con un valore per la provincia di Brescia superiore al miliardo e duecento milioni di euro.
Il dato aggregato però “maschera” un’ annata tutt’altro che identica alla precedente. Infatti, il PIL complessivo è un combinato di andamenti contrapposti sia per quanto riguarda le quotazioni ed i mercati, sia in fatto di rese unitarie e di quantità prodotte.
In estrema sintesi infatti nonostante l’aumento di fatturato per il latte che in questi ultimi mesi sta subendo un crollo a fronte di un prezzo non congruo e, in maniera marginale – anche per le produzioni vegetali quali mais e orzo reimpiegati nelle aziende zootecniche - i restanti comparti vedono un valore negativo di produzione. Se il calo si evidenzia in maniera lieve per il settore avicolo, assistiamo ad un vero e proprio tracollo per il comparto suinicolo, della carne bovina e per la produzione di olio e vino che si attestano con stime di perdita attorno al 25% rispetto all’anno scorso.
“Tra i tanti “elementi preoccupanti” vi è anche la situazione finanziaria delle imprese – conclude il Presidente Prandini - strette tra le difficoltà di recupero dei crediti ed il costo del denaro necessari per sostenere le anticipazioni colturali e gli investimenti aziendali. L’agroalimentare italiano nel suo insieme tiene, anzi spesso è in crescita, ma le aziende sono in sofferenza e in crisi di liquidità”