Brescia dice addio ai suoi maialini. Negli ultimi cinque anni la crisi delle stalle suinicole ha portato a una riduzione di quasi 17 mila scrofe. E la provincia bresciana s’inserisce in un contesto lombardo decisamente allarmate: nella regione che da sola fornisce la metà di tutte le cosce per i grandi prosciutti Dop d’Italia, la riduzione ha superato il 21% per un totale complessivo di oltre 65 mila scrofe per almeno un mezzo milione di suinetti.
L’andamento negativo ha registrato punte di quasi il 40% a Cremona mentre Pavia e l’unica che ha fatto registrare un incremento passando, dal 2010 al 2015 da 20.268 a 21.423 capi di scrofe. La mancanza di un’etichetta d’origine chiara per i prodotti che non sono Dop favorisce le importazioni di carni dall’estero e il crollo delle quotazioni dei veri salumi Made in Italy. Infatti nel 2015 sulla piazza di Modena il prezzo medio dei suini grassi (peso fra i 156 e i 176 chili) è diminuito di quasi l’8% arrivando a 1,35 euro al chilo, rispetto al 1,46 euro dei dodici mesi precedenti.
“Stiamo resistendo ma la situazione è drammatica. L’anno scorso abbiamo dovuto sostenere numerose spese sia per adeguarci alle disposizioni del benessere animale che per l’Aujesky che mi ha costretto a sostituire parte del parco scrofe, e tutto questo senza il giusto riconoscimento. Il mercato non ci sta dando ragione, il prezzo dei suinetti non è cambiato, i costi sempre in aumento e noi facciamo veramente fatica ad andare avanti” racconta Claudio Cestana, suinicoltore di Manerbio.
In ribasso le quotazioni dei maialini da 30 chili il cui prezzo medio alla borsa di Milano è passato dai 2,67 euro al chilo del 2014 ai 2,45 euro al chilo del 2015 (-8,2%). “Fino a pochi anni fa allevavo 600 scrofe – racconta Alfredo Tomasoni allevatore di Borgo San Giacomo - in questo momento ne ho 500 e l’intenzione è quella di ridurre ulteriormente per dar spazio ai suini d’ingrasso, un’alternativa che voglio provare per tentare di resistere ancora per un po’. Le spese e i costi sono troppo alti, a cominciare dalla corrente elettrica, dal costo dei mangimi e anche dei medicinali, la concorrenza dall’estero è tanta e là i costi di produzione molto più bassi. Oggi ci viene riconosciuta la qualità che facciamo ma non basta questo, il problema è che poi il prodotto finito va sul mercato in modo totalmente anonimo e questo ci arreca un grasso danno, sono anni che chiediamo l’etichettatura obbligatoria, senza questa non avremo un futuro. Lasciar perdere tutto? A volte ci penso ma non è possibile, sono oltre 20 anni che faccio questo lavoro che oltre a me sostiene anche le famiglie dei miei due dipendenti. Per adesso andiamo avanti giorno e per giorno, ma non so per quanto ancora resisteremo”.
La mappa lombarda della “crisi delle scrofe”
| PROVINCIA |
SCROFE 2010 |
SCROFE 2015 |
DIFFERENZA ASSOLUTA |
DIFFERENZA PERCENTUALE |
| Bergamo |
27.509 |
24.626 |
-2.883 |
-10,5 % |
| Brescia |
98.261 |
81.425 |
-16.836 |
-17,1 % |
| Como |
141 |
68 |
-73 |
-51,8 % |
| Cremona |
71.999 |
43.423 |
-28.576 |
-39,7 % |
| Lecco |
304 |
150 |
-154 |
-50,7 % |
| Lodi |
25.639 |
19.198 |
-6.441 |
-25,1 % |
| Mantova |
56.446 |
45.650 |
-10.796 |
-19,1 % |
| Milano |
6.062 |
5.170 |
-892 |
-14,7 % |
| Monza Brianza |
222 |
96 |
-126 |
-56,8 % |
| Pavia |
20.268 |
21.423 |
+1.155 |
+5,7 % |
| Sondrio |
44 |
46 |
+2 |
+4,5% |
| Varese |
96 |
70 |
-26 |
-27,1 % |
| LOMBARDIA |
306.991 |
241.345 |
-65.646 |
-21,4 % |
Fonte: elaborazione Coldiretti Lombardia su dati BDN