“Un settore come l’agricoltura, centrale per le nuove sfide dell’Unione Europea dai cambiamenti climatici all’immigrazione, non può pagare il conto della Brexit”. Così Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia, commenta la proposta della Commissione Ue sul primo bilancio pluriennale dopo l’uscita della Gran Bretagna, che prevede una riduzione complessiva per le spese di Politica Agricola Comune (PAC) che ammonta al 9,5% a prezzi correnti.
“Tagliare i fondi all’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione – continua Prandini – significa minare le fondamenta della stessa Ue in un momento critico per il suo futuro. È una scelta insostenibile non solo per le imprese, ma anche per i cittadini europei che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante che essa svolge per l’ambiente, il territorio e salute, secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea”. Garantire un equo tenore di vita per gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – è un’esigenza fondamentale per la maggioranza dei cittadini (88%) che sottolineano come gli agricoltori ricevano solo una piccola quota del prezzo finale al consumo dei prodotti alimentari (97%).
“L’agricoltura lariana è giustamente preoccupata” aggiunge il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. “Le nostre imprese operano in settori –in primis latte e cerealicoltura - in cui il condizionamento delle politiche comunitarie è evidente. Riconoscere il ruolo di un’agricoltura di qualità come la nostra e garantirne il futuro è quanto mai necessario per poter assicurare prospettive a un territorio che, su di essa, vede un’identità e un’opportunità di sviluppo in primis per le nuove generazioni di imprenditori agricoli, in un momento storico per il settore primario lariano, dove il ‘ricambio generazionale’ assicura un forte apporto innovativo anche alle colture di tradizione”.
“Per il futuro della Politica Agricola Comune (PAC) occorre rafforzare le misure che escludono la “rendita” e premiare chi vive di agricoltura – conclude Ettore Prandini – per puntare su un’assegnazione degli aiuti che consideri anche il contributo alla sostenibilità sociale e all’occupazione da parte delle imprese agricole valorizzando la distintività delle produzioni di cui la tracciabilità dell’origine e l’etichettatura sono i principali strumenti per recuperare valore sul mercato”.