30 Novembre 2020
Como Lecco: cresce l’inflazione ma è crisi nei campi, “Prezzo delle patate su di 5 volte dall’orto allo scaffale”

COMO-LECCO – Ci sono le patate che crescono fino a 5 volte dal campo allo scaffale: pagate 20 centesimi al chilo ai coltivatori, le si ritrovano al supermercato con prezzi che, dagli 85 centesimi, arrivano a superare l’euro. Ed è solo uno dei molti esempi che, in tempo di crisi, vedono evidenti squilibri “dal campo alla tavola” che interessano le due province lariane come anche il resto d’Italia. Lo confermano le analisi, che registrano aumenti che arrivano al 5,5% per la frutta fino all’8,7% per le verdure ma nei campi e nelle stalle è speculazione al ribasso con il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori per molti prodotti, dalla carne al latte fino alla frutta. Il tutto mentre gli ultimi dati Istat registrano, per il mese di novembre che si chiude oggi, un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +1,6% con un andamento in controtendenza rispetto all’inflazione generale in calo dello 0,2%.

“Siamo di fronte – rimarca il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi - al paradosso che mentre i prezzi della spesa al dettaglio aumentano, quelli pagati agli agricoltori e agli allevatori crollano. Un’ingiustizia profonda che va combattuta rendendo più equa la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza alcun beneficio per i consumatori” ha affermato il presidente nel sottolineare che “per controllare e sanzionare comportamenti sleali serve individuare un organismo di controllo con competenze e mezzi adeguati, in maniera da incidere molto più concretamente ed efficacemente di quanto fatto sino ad oggi”.

In questo periodo, peraltro, è particolarmente evidente la “forbice” di divario tra quanto riconosciuto ai produttori agricoli e il prezzo allo scaffale. Basta fare un salto in negozi e supermercati del territorio lariano e delle province del settentrione lombardo: emblematico, come detto, è il caso delle patate: ai produttori sono pagate circa 20 cent/kg, alla distribuzione al pubblico, nel Varesotto e nelle province del Nord Lombardia, il prezzo lievita da un minimo di 85/90 cent (in grande distribuzione) fino a superare 1,30 euro/kg; rispetto allo scorso anno, sono pagate oltre il 22% in meno ai coltivatori.

Altro esempio è dato dalle verze, che passano da 50 centesimi al campo, fino a 1,50 “alla tavola” (se confezionate, si toccano i i 2,80 euro/kg); la catalogna, invece, è pagata al produttore circa 0,50 cent e al dettaglio raddoppia (ma fino a lievitare anche in questo caso a 2,80 euro/kg, confezionato). Ancor peggio le cipolle: la remunerazione media “al campo” è inferiore del 24% rispetto al 2019, con un prezzo medio di 0,26 euro/kg; al dettaglio il prezzo medio di partenza non è inferiore ai 0,70-0,80 euro/kg (nei casi più convenienti) ma si arriva facilmente a superare i 3 euro/kg, quando confezionate (e a seconda della tipologia). Ma non è solo l'ortofrutta a vedere rincari marcati nei passaggi dall'azienda agricola alla tavola dei consumatori: noto è il caso del latte fresco, pagato 35 cent/litro alla stalla e che va più che a raddoppiare al dettaglio: qui i consumatori lo riacquistano a anche a 1,60/1,70 euro/litro (e oltre) allo scaffale.

In un momento difficile per l’economia e l’occupazione, occorre inoltre “intervenire con decisione per impedire le vendite sottocosto di cibi e bevande che si spingono le aziende agricole ed alimentari alla chiusura in un momento in cui è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza pandemia che ostacola gli scambi e favorisce accaparramenti e speculazioni”.

Il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali da parte della distribuzione – sottolinea la Coldiretti lariana – “non può essere scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato. Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, in media meno di 15 centesimi in Italia – rimarca il presidente Trezi - vanno a remunerare il prodotto agricolo per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale”.

Di fronte “a un’emergenza senza precedenti”, serve quindi “responsabilità con un “patto etico di filiera” per garantire una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio come sostenuto dalla campagna Coldiretti #mangiaitaliano”.

Salvare la produzione agricola è una necessità per continuare a garantire l’approvvigionamento alimentare dei cittadini durante la pandemia, assicurato fino ad oggi – conclude la Coldiretti interprovinciale – dalle migliaia di imprese agricole che operano nel comprensorio di Como e Lecco.

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