“E’ una situazione che strozza il settore. I consumatori sono costretti a pagare, allo scaffale, quattro volte il prezzo corrisposto alle stalle, che così non hanno futuro. Siamo preoccupati, anche perché il comparto lattiero caseario è una voce importante per l’economia – agricola e non solo – delle province lariane”. Lo sottolineano gli allevatori di Coldiretti Como-Lecco, presenti in massa oggi a Milano in piazza Affari, in occasione della più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo.
Un evento assolutamente inedito che ha coinvolto, nelle principali città italiane, Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale. Solo in piazza Affari a Milano erano presenti oltre 3000 allevatori.
La manifestazione di oggi a Milano ha visto anche i bambini al fianco degli allevatori: i più piccoli hanno potuto anche fare pratica di mungitura su due mucche finte a dimensioni naturali che verranno sistemate vicino alla prima vera stalla all’aperto nel centro di piazza Affari a Milano a due passi dalla sede della Borsa.
Sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ismea il latte viene pagato agli allevatori in media 0,35 centesimi al litro, con un calo di oltre il 20 per cento rispetto allo scorso anno, mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro, di qualche centesimo superiore allo scorso anno. A Como, secondo le rilevazioni di Coldiretti Lombardia, il prezzo di un litro di latte è stimato in circa 1,60 euro al litro, 1.49 invece a Lecco.
“In altre parole – rimarcano il presidente e il direttore di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi (egli stesso allevatore) e Francesco Renzoni - gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar mentre quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali e sta portando alla chiusura di una media di 4 stalle al giorno con effetti sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.”
Un’accelerazione favorita anche dall’embargo deciso dalla Russia ai prodotti agroalimentari europei che, oltre a penalizzare direttamente le esportazioni dei formaggi tipici Made in Italy, sta facendo arrivare in Italia il latte che gli altri Paesi Europei prima esportavano nel paese di Putin. A rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano con 36 mila imprese di allevamento che producono 11 milioni di tonnellate di latte bovino di produzione complessiva e generano nella filiera un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati della filiera. Circa la metà del latte consegnato (45,5 per cento per circa 50 milioni di quintali), è destinato alla produzione di ben 48 formaggi DOP.
“Nella forbice dei prezzi dalla stalla alla tavola c’è spazio da recuperare per consentire ai consumatori di acquistare un prodotto indispensabile per la salute e per dare agli allevatori italiani la possibilità di continuare a garantire una produzione di qualità con standard di sicurezza da record”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “a dimostrarlo ci sono gli esempi significativi di gruppi lungimiranti della distribuzione e dell’industria che ci auguriamo possano essere seguiti da tutti”.