31 Luglio 2019
Caldo – Lombardia: scatta la raccolta pomodoro, si punta ai 5 milioni di quintali

Al via la raccolta di pomodoro da salsa in Lombardia. Lo rende noto la Coldiretti regionale sottolineando che, secondo le prime stime, quest’anno la produzione dovrebbe attestarsi intorno ai 5 milioni di quintali, più bassa dell’8% rispetto alle previsioni di inizio stagione.

Stagione, come è andata

La pioggia di maggio – spiega la Coldiretti Lombardia – ha posticipato i trapianti delle piantine anche di una ventina di giorni. “Purtroppo il meteo ha inciso molto – spiega Davide Rocca, tecnico del Consorzio Casalasco del Pomodoro, la prima realtà italiana nella coltivazione, produzione e trasformazione dell’oro rosso – Il pomodoro è una coltura che necessita di sole e non sopporta le piogge eccessive. Quest’anno, invece, abbiamo avuto molte precipitazioni in primavera, che insieme a grandine e vento hanno danneggiato soprattutto i trapianti precoci e una parte dei medi. Ma contiamo di recuperare qualcosa su quelli tardivi – aggiunge Rocca – che hanno beneficiato di condizioni climatiche più adatte e che potrebbero farci rivedere al rialzo le stime di fine stagione”.

Il Nord anticipa il Sud

Il caldo e i cambiamenti climatici – afferma la Coldiretti – hanno modificato la distribuzione delle coltivazioni e i tempi di raccolta, con il Nord che ormai rappresenta la metà del totale della produzione nazionale di pomodoro e che quest’anno con la raccolta parte prima del Sud. Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4,7 milioni di tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino.

La filiera in Italia e in Lombardia

In Lombardia – precisa la Coldiretti regionale – il pomodoro è  coltivato su oltre 7 mila ettari di terreni, che si trovano quasi per l’80% tra le province di Mantova e Cremona. Quello del pomodoro è un comparto che in Italia – sottolinea la Coldiretti – mette in moto una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 90 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta poco meno di 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro dopo la California e prima della Cina ma ha il primato dell’Unione Europea davanti a Spagna e Portogallo.

Etichetta, come leggerla

Dal 26 febbraio 2018 è in vigore la norma sull’etichetta d’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro – spiega Coldiretti – grazie alla nuova normativa nazionale non è più possibile spacciare per Made in Italy i derivati del pomodoro importati dall’estero. Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia devono avere obbligatoriamente in etichetta le seguenti diciture: a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.

I consumi in Italia

Oggi in Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati. Una tradizione in cucina codificata nel 1800 da Pellegrino Artusi che nel suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” scriveva che “il sugo dev’essere semplice e cioè di soli pomodori cotti e passati. Tutt’al più potrete unire ai medesimi qualche pezzetto di sedano e qualche foglia di prezzemolo e di basilico quando crediate questi odori confacenti al bisogno”.

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