18 Febbraio 2013
LODI , CREMONA – UN CAPPIO AL COLLO PER IL FIUME: TASK FORCE PER DIFENDERE L’ADDA DALLA MAXI CENTRALE

Una squadra di specialisti per valutare l’impatto su corsi d’acqua, terreni e falde della maxi centrale idroelettrica da 20 megawatt che una società privata vuole costruire sbarrando l’Adda fra Castelnuovo e Crotta, a cavallo delle province di Lodi e Cremona e provocando un innalzamento di 3 metri del livello del fiume con un bacino di 3 milioni di metri cubi.

La Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza insieme a quella di Cremona ha deciso di mobilitare una task force di tecnici per evitare che le valutazioni sul “cappio al collo” del fiume arrivino solo dalla società costruttrice, ossia da chi ha tutto l’interesse che l’opera venga realizzata.

Qui non parliamo di un mini impianto che sfrutta i salti naturali del fiume senza stravolgerne lo scorrimento, ma si tratta di una vera e propria diga che provocherà, stando al progetto dello stesso costruttore, un “rirgurgito” d’acqua con innalzamento del livello per oltre 14 chilometri fra Castelnuovo (Lodi), Crotta (Cremona) e Maleo (Lodi) – spiega la Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – con imprevedibili conseguenze sull’area interessata: dalla tenuta delle sponde alla pressione sulle falde superficiali con la formazione di polle di risorgive, fino a veri e propri allagamenti dei terreni agricoli che diventerebbero così inservibili.
 
Parlare di energia pulita e poi rischiare problemi del genere pare un controsenso – commenta la Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – Se poi dovesse succedere qualche incidente a cose o persone qualcuno se ne dovrà assumere la responsabilità, a cominciare dai promotori, passando per i progettisti fino ad arrivare agli enti che dovrebbero firmare le autorizzazioni per realizzare l’opera.

Per questo – afferma la Coldiretti –stiamo coinvolgendo agronomi, ingegneri e geologi per valutare l’impatto della diga e della centrale sul territorio, visto che a quanto pare non è stata resa pubblica alcuna valutazione di impatto ambientale che, con un’opera di questo tipo, dovrebbe essere la prima cosa che si valuta. A maggior ragione – conclude la Coldiretti – se si tratta di un progetto di privati che sfruttano un bene pubblico per un proprio tornaconto economico.

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