23 Ottobre 2013
LOMBARDIA – CRISI, GLI ALLEVATORI DI SUINI VEDONO NERO: STALLE “CONGELATE” E NIENTE RIPRESA NEL 2014

La crisi “congela” gli allevamenti di suini. Nel primo semestre 2014 – spiega la Coldiretti Lombardia su dati Anas (l’associazione di settore) - nelle stalle italiane il numero dei capi resterà inchiodato agli stessi livelli del 2013: tre milioni e 200 mila fra gennaio e marzo e due milioni e 800 mila fra aprile e maggio. Una paralisi delle produzioni che si aggiunge al calo del 2,4% già vissuto quest’anno, con il sistema sceso sotto la soglia dei 12 milioni di suini, di cui circa la metà allevata in Lombardia.
 
“La ripresa noi non la vediamo – spiega Andrea Cristini, bresciano, allevatore di suini e presidente Anas – le aspettative sono negative. Il mercato è stagnante e i costi sono in crescita tanto che spendiamo 1,65 euro al chilo e ne incassiamo 1,48: una perdita insostenibile che non ci permette di far ripartire le produzioni”.
 
Fra i principali concorrenti europei, solo Spagna e Polonia fanno peggio dell’Italia con un calo del 3,8% e del 14,8% rispetto al 2013 e un altro taglio fra il 2 e il 3% nei primi sei mesi del 2014. Invece Germania, Danimarca e Olanda, nel 2013 hanno tenuto le posizioni e nel primo trimestre 2014 contano di crescere rispettivamente dello 0,6%, del 7,8% e del 3,3% con un ulteriore aumento di qualche punto percentuale fra aprile e giugno.
 
“Paghiamo il frazionamento del nostro sistema produttivo e la mancanza di realtà aggregate che oltre all’allevamento curino anche macellazione e distribuzione, come avviene in Germania - aggiunge Cristini – nel 2014 bisogna ragionare su un patto fra allevatori e consorzi dei prosciutti Dop e rivedere l’intero sistema di macellazione e vendita”. Il sistema Italia sta perdendo poi la propria capacità di rifornimento anche sul fronte dei suinetti: fra il 2012 e il 2013 hanno chiuso 3 allevamenti al mese e per la fine di quest’anno – spiega la Coldiretti Lombardia – gli operatori prevedono che si scenderà sotto le 600 stalle in tutta Italia.
 
“Occorre una forte azione di promozione dei consumi dei nostri prodotti di qualità, un etichetta chiara e obbligatoria e un controllo sempre più forte contro il falso made in Italy – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia - E deve cambiare l’approccio dei produttori verso il mercato, con forme di aggregazione e strategie tese a recuperare potere contrattuale”.

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