Niente espropri se i terreni servono per negozi e attività commerciali private, anche se si tratta di autostrade o grandi opere. Questo è il senso della sentenza che ha appena emesso il Consiglio di Stato a Roma che ha respinto la richiesta della società Autostrade per l’Italia di allargare l’area di servizio di San Zenone est, fra Piacenza e Milano, ai danni di una famiglia di agricoltori, i Rinaldi, che avrebbero dovuto cedere i terreni a prezzi (ovviamente più bassi) di esproprio invece che venderli a valori di mercato, in base a una normale trattativa fra privati.
“La costruzione di un edificio commerciale e delle opere a questo funzionali sono iniziative private e non di interesse pubblico” hanno stabilito i giudici del Consiglio di Stato e quindi non si può imporre l’esproprio dei terreni come invece pretendeva la Società Autostrade per l’Italia. L’unica concessione è stata data per la costruzione di un parcheggio a servizio del traffico di automobilisti e camionisti che ogni giorno usano la A1.
“Parcheggi sì, negozi no. Il concetto di pubblica utilità è stato ricondotto nel proprio alveo, in una stagione in cui il confine tra opera pubblica e profitto privato è assai labile, sacrificato alla smania di costruire in nome di un preteso beneficio della collettività che, nel caso in esame, si riduce al profitto del gestore autostradale, che acquisisce a costo di esproprio aree agricole da usare poi per scopi e prezzi commerciali” dicono gli avvocati Serafino e Alessia Generoso che seguono la vicenda sin da quando Autostrade ha messo gli occhi sui terreni dei Rinaldi.
Il progetto dell'ampliamento, in discussione sin dal 2007, prevedeva all'origine la realizzazione di un albergo di 112 stanze (poi stralciato da Regione Lombardia per ragioni di incompatibilità paesaggistica) e di un fabbricato commerciale, in sostituzione dell'esistente, di 2.750 metri quadrati di superficie a fronte dei 700 metri quadrati attuali, ove sarebbero stati insediati, oltre a un minimarket e il punto ristoro, quattro negozi. L'insediamento richiedeva poi la realizzazione di un parcheggio addetti di 64 posti, un collegamento viario esterno e un nuovo collettore fognario per un totale di 20 mila metri quadrati di area agricola in esproprio.
La sentenza – commenta la Coldiretti Lombardia – ha chiarito che ci sono delle regole da rispettare, non basta dire che c’è l’autostrada e allora tutto si può fare. “Ci siamo battuti come Davide contro Golia prima al Tar e poi, dopo aver vinto lì, anche al Consiglio di Stato – conclude Claudia Rinaldi, uno degli agricoltori coinvolti – ci è costato tempo, fatica e soldi, ma almeno abbiamo difeso un nostro diritto e ribadito un principio fondamentale di corretto utilizzo dello strumento dell’esproprio”.