No a una doppia morale sull’etichetta d’origine dei prodotti. Questa la posizione di Coldiretti Lombardia dopo che la Commissione europea ha approvato le linee guida per la tracciabilità dei prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici nei territori palestinesi. “Da un lato – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – la UE chiede a Israele la massima trasparenza lungo tutta la filiera, ma dentro i suoi confini L’Unione Europea sostiene che la stessa trasparenza è un ostacolo alla concorrenza e che quindi l’origine delle materie prime non deve essere indicata in maniera chiara ed evidente. E’ un esempio di doppia morale viziata da interessi politici ed economici. Altro che difesa del consumatore e del libero mercato”.
La stessa logica – aggiunge Prandini – si nota nel braccio di ferro commerciale con la Russia iniziato il 6 agosto 2014: con il divieto all’ingresso per frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, oltre a tessuti, arredamento e mezzi di trasporto ha fatto crollare del 27,5% le esportazioni di prodotti Made in Italy in Russia. Nell’agroalimentare – sostiene la Coldiretti - ai danni diretti stimati in 20 milioni di euro al mese di mancate esportazioni si sommano anche i danni indiretti dovuti alla perdita di immagine e di mercato provocata dalla diffusione in Russia di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. “La situazione internazionale è mutata e nuovi equilibri si stanno creando – conclude Prandini – quindi stanno venendo meno anche le ragioni per continuare in questo braccio di ferro che toglie risorse ed energie a tutti di fronte all’emergenza del terrorismo internazionale”.