E’ partito il conto alla rovescia per le “notti di fuoco”. Da domani sera, venerdì 17 gennaio, a domenica 19 gennaio, i cieli di Milano, Lodi e Monza Brianza, ma anche, ad esempio, nel Mantovano, si illumineranno in occasione della tradizionale festa di Sant’Antonio Abate. Patrono dei contadini e protettore degli animali domestici, il monaco egiziano vissuto nel IV secolo è festeggiato in tutta la Lombardia con il rito dei falò.
Decine gli appuntamenti fra le province di Milano, Lodi e Monza Brianza. Nel Milanese, oltre al capoluogo lombardo, l’usanza si ripeterà tra gli altri anche in grandi centri urbani come Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Casalpusterlengo, Rho, Cologno Monzese e nei comuni più piccoli come Cernusco sul Naviglio, Pozzuolo Martesana, Morimondo, Parabiago, Usmate Velate, Brugherio. Nella tradizione popolare – spiega la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – l’appuntamento con il falò di Sant’Antonio rappresenta il momento in cui il mondo agricolo attende il risveglio della natura. Non a caso, tra i proverbi milanesi uno recita: “A Sant’Antonio un’ora buona” per significare che dal 17 gennaio si guadagna un’ora di luce, segno che la stagione primaverile si sta avvicinando.
Quest’anno la festa di Sant’Antonio arriva dopo un’annata agricola segnata da un meteo impazzito che ha influito negativamente sulla crescita delle coltivazioni e sulle rese finali. A pesare sul bilancio delle aziende agricole anche l’aumento generale dei costi di produzione e la crisi dei consumi delle famiglie in difficoltà economica. I fuochi notturni vogliono significare purificazione e incoraggiamento alla luce del giorno ad avanzare dopo il Solstizio d' Inverno. Si credeva pure che, se la fiamma del rogo fosse salita dritta verso il cielo, l' annata agricola sarebbe stata buona.
L’usanza di accendere grandi fuochi dipende dal fatto che Sant’Antonio è conosciuto come guaritore di una malattia cutanea caratterizzata da bruciore e arrossamento, nota con il nome di “Fuoco di Sant’Antonio”, che in passato veniva curata con il grasso del maiale. Questo animale è spesso rappresentato a fianco del Santo: secondo la leggenda, infatti, un giorno Sant’Antonio si recò all’inferno, insieme al suo maiale, per rubare il fuoco al diavolo e regalarlo agli uomini. Insieme ai falò, un’altra usanza è quella della benedizione degli animali, una pratica un tempo molto diffusa e che oggi resiste nelle zone ancora a forte vocazione rurale.