27 Agosto 2012
LOMBARDIA – SICCITA’, ACQUA PRIGIONIERA NEI BACINI DI MONTAGNA: “LE CENTRALI IDROELETTRICHE APRANO I RUBINETTI”

Mentre la Lombardia brucia di sete, nelle dighe di montagna l’acqua c’è. Nel momento più critico di una siccità destinata a lasciare il segno – denunciano Coldiretti Lombardia e Legambiente - oltre 260 milioni di metri cubi d'acqua sono stoccati negli invasi idroelettrici del solo bacino dell'Adda (Valtellina e Valchiavenna, una parte anche in territorio svizzero).
 
“Si tratta di un volume enorme, quasi dodici volte superiore alla riserva stoccata dall'intero lago di Como, che ha ormai trattiene solo 23 milioni di metri cubi sopra il livello della traversa di Malgrate” spiegano Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia.

"Chiediamo nuove regole per la gestione della risorsa idroelettrica lombarda  - aggiungono Prandini e Di Simine – non è giusto avere campi riarsi e fiumi a secco mentre i gestori dei forzieri idroelettrici tengono chiusi i rubinetti, aspettando il momento in cui la vendita di corrente elettrica permette di massimizzare i profitti".
 
La situazione è pesante anche nel bacino dell'Oglio: mentre il lago d'Iseo si sta riducendo al lumicino, con una riserva idrica che ammonta a soli 16 milioni di metri cubi, oltre 40 milioni di metri cubi sono gelosamente custoditi negli invasi delle montagne camune, in attesa di momenti favorevoli della domanda elettrica, per poter essere turbinati alle condizioni di massimo profitto per le società che gestiscono gli invasi, in particolare ENEL e A2A. 

Chi se la passa peggio di tutti è il Chiese, dove il lago d'Idro ha ormai esaurito il 100% della sua capacità di invaso e può rilasciare solo l'acqua che riceve dagli affluenti: anche in questo caso, sebbene i ghiacciai dell'Adamello stiano fondendo per effetto delle temperature altissime, l'acqua resta sigillata nelle dighe, che sono quasi tutte in territorio trentino.
 
“Il mondo della produzione energetica sta cambiando – concludono Prandini e Di Simine - l'ingresso di nuove fonti rinnovabili nel mercato ha ridotto i margini speculativi e le nuove centrali termoelettriche sono tutte modulabili e quindi anche la regolazione dei grandi bacini idroelettrici deve essere fatta tenendo conto dei diversi bisogni, sia energetici che idrici e non più, come è accaduto anche in questa estate, in funzione esclusiva del massimo profitto conseguibile dalle società energetiche".

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