Animali sotto stress per Flegetonte, l’anticiclone africano responsabile del caldo infernale sull’Italia. A rischio c’è una parte della produzione di latte, fino al 10%. L’allarme arriva dalla Coldiretti: le temperature che sfiorano i 40 gradi e l’umidità tropicale della Pianura Padana stanno facendo soffrire le mucche, che a causa del caldo mangiano molto meno, bevono di più (fino a 140 litri di acqua al giorno, il doppio rispetto alla norma) e sono meno produttive.
Gli allevatori mantovani hanno attrezzato le loro stalle per combattere il caldo ed evitare, oltre al calo produttivo, la perdita di capi. “Abbiamo un buon impianto di ventilazione e le doccette refrigeranti – spiega Roberto Chizzoni, titolare di un allevamento con 280 vacche in mungitura a Bozzolo – . La notte scorsa, per la prima volta da quando abbiamo installato le doccette, non le abbiamo mai spente”. La paura, adesso, è che il caldo si protragga ancora per giorni: “Per adesso la perdita è di circa il 10%, ma se le temperature non si abbassano, lo stress si accumula e rischiamo un crollo. E non possiamo farci molto: ventilazione e acqua sono i soli strumenti che abbiamo per aiutare gli animali”.
Problemi anche per la fertilità e per i vitellini in arrivo: “Con questo caldo che non molla la presa – dice Guglielmo Belletti, titolare di un’azienda con 240 vacche in mungitura a San Martino dall’Argine –, le vacche non rimangono gravide e i capi che devono partorire soffrono molto di più. Per loro, oltre ai ventilatori e alle doccette sulla mangiatoia, abbiamo ricavato dei box singoli”. Il calo di produzione varia dai 6 agli 8 quintali di latte al giorno. Al mancato ricavo bisogna aggiungere, però, anche l’impennata dei costi alla stalla per i maggiori consumi di energia e di acqua necessari per le contromisure anti afa nelle stalle.
Non va meglio a chi alleva suini, che con il gran caldo perdono l’appetito e si mettono a dieta. “Arrivano a mangiare fino al 50% in meno”, spiega Coldiretti. Anche in questo caso, gli allevatori non si fanno trovare impreparati: “Abbiamo dei raffrescanti nei quali circola acqua fresca – spiega Marilena Veronesi, che con il marito Claudio gestisce un allevamento di oltre 700 scrofe a Sustinente -. Da anni adottiamo questo sistema per aiutare soprattutto le nostre gestanti. Poi, quando arriva il periodo del parto, le mettiamo nell’ala più fresca dell’allevamento”.