9 Luglio 2015
MANTOVA – GLI ALLEVATORI: “NO AI FORMAGGI DI POLVERE: MERCATO DEL LATTE A RISCHIO, GIA’ PERSE 600 STALLE”

Quasi seicento stalle in meno in dieci anni. Con un calo del 36%, Mantova è la provincia della pianura lombarda che ha perso più allevamenti dal 2004 a oggi. Sotto accusa la crisi economica e l’aumento delle importazioni di prodotti dall’estero. Il dato emerge da un’analisi della Coldiretti regionale diffusa ieri in occasione della manifestazione per la difesa della legge n. 138 del 1974, che garantisce la qualità della produzione casearia italiana vietando l’uso del latte in polvere per produrre i latticini.

Una norma che la UE, messa sotto pressione dalla lobby degli industriali, vorrebbe far cambiare all’Italia. Per questo in piazza Montecitorio a Roma, per dire “no” all’abbassamento della qualità, al maggior rischio di frodi e alla perdita delle proprietà organolettiche che soltanto il formaggio fatto con il latte fresco garantisce, c’era anche la Coldiretti di Mantova. “I formaggi fatti con il latte in polvere sono un controsenso alimentare ed etico e poi danneggiamo tutti: allevatori e consumatori – dice il presidente Paolo Carra-. Non dobbiamo permettere che l'interesse di qualche lobby industriale distrugga il patrimonio lattiero caseario Made in Italy”.
 
Con i formaggi a base di prodotto liofilizzato sarebbero a rischio 63 tipicità casearie lombarde sui 487 censiti a livello nazionale.  Un altro colpo al settore, che si aggiungerebbe alle perdite dovute al crollo del prezzo del latte e alla crisi economica che dal 2008 sta minando l’economia nazionale. La chiusura di 566 stalle in provincia di Mantova (si è passati da 1565 nel 2003/2004 a 999 nel 2014/2015) è una delle conseguenze. In tutta la Lombardia gli allevamenti persi sono quasi 3 mila, con il record negativo di Sondrio che ha subito un taglio di circa il 49%, e proprio di Mantova, unica provincia di pianura ad aver subito un taglio superiore alla media regionale (-33,5%). “E le perdite sarebbero state maggiori – prosegue Carra – se circa metà del latte prodotto non fosse entrato nel circuito del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, per le quali è obbligatorio l’utilizzo di latte italiano e quindi non c’è stata la concorrenza delle importazioni di latte e semilavorati dall’estero”.
 
I formaggi con la polvere – dicono gli allevatori – rischiano di deprimere ancora di più le quotazioni del latte vero, sconvolgendo il mercato e peggiorando la situazione già critica di molte aziende.  “Va a finire – aggiunge Marco Baldini di Borgoforte, socio di una delle più grandi aziende famigliari del territorio, con 350 vacche in lattazione – che il mercato viene saturato da questi prodotti senza latte, per i quali i consumatori non avrebbero nessuna indicazione evidente rischiando di confondersi. Non credo proprio che quelli che fanno i formaggi senza latte lo metterebbero scritto grande sulle confezioni, anzi proverebbero in ogni modo a far credere che dentro c’è il latte invece della polvere. In ogni caso dobbiamo anche noi trovare dei buoni canali per l’esportazione per far conoscere sempre di più all’estero la qualità delle nostre produzioni fatte con il latte vero”. Per Michael Belletti, tra i titolari dell’azienda di famiglia “Quarantore”, con 250 vacche in mungitura, a San Martino dall’Argine “l’unica nostra difesa è la qualità, io vendo latte alimentare a una grossa azienda che punta molto sull’alta qualità , che soltanto il latte fresco può offrire”.
 
 
LA CRISI DELLE STALLE IN LOMBARDIA
 

PROVINCIA
 
Allevamenti
2003/2004
 
Allevamenti
2014/2015
 
DIFFERENZA
 
DIFF. PERC.
 
Bergamo
 
1.153
 
813
 
-340
 
-29,5 %
 
Con Brescia
 
2.489
 
1.658
 
-831
 
-33,4 %
 
Como
 
226
 
188
 
-38
 
-16,8 %
 
Cremona
 
1.072
 
778
 
-294
 
-27,4 %
 
Lecco
 
159
 
101
 
-58
 
-36,5 %
 
Lodi
 
408
 
286
 
-122
 
-29,9 %
 
Milano + Monza
 
495
 
305+35
 
-155
 
-31,3 %
 
Mantova
 
1.565
 
999
 
-566
 
-36,1 %
 
Pavia
 
164
 
114
 
-50
 
-30,5 %
 
Sondrio
 
877
 
449
 
-428
 
-48,8 %
 
Varese
 
153
 
99
 
-54
 
-35,3 %
 
Lombardia
 
8.761
 
5.825
 
-2.936
 
-33,5 %
 

 
Fonte: Elaborazione Coldiretti Lombardia su dati Agea

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