Circa 200 gli agricoltori mantovani che hanno partecipato, questa mattina dalle prime ora dell’alba, all’assedio alla multinazionale francese Lactalis, a Ospedaletto Lodigiano. Nel corso della mattinata, è stato presentato il dossier Coldiretti “L’attacco al latte italiano, fatti e misfatti”, dal quale emerge che la vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad ora in Italia dipende da almeno 5 centesimi per litro di latte che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi e i compensi riconosciuti scesi a 34 centesimi al litro.
“Per questo protestiamo – spiega il presidente di Coldiretti Mantova Paolo Carra -, per difendere la nostra zootecnia. In crisi sono soprattutto il settore lattiero caseario, con i prezzi che non coprono i costi di produzione, e l’allevamento di bovini da carne, comparto che nei giorni scorsi ha dovuto fare i conti con un calo dei consumi, che sembra, però, stia rientrando. Purtroppo il latte, soprattutto quello alimentare, sta scontando le forti importazioni dall’estero, dove viene pagato al produttore 32/33 centesimi”.
Gli allevatori chiedono un adeguamento dei compensi in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 che - sottolinea la Coldiretti - impone che il prezzo del latte alla stalla riconosciuto agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione che variano da 38 a 41 centesimi al litro. Una rivendicazione che il presidente nazionale Roberto Moncalvo ha portato all’attenzione del ministro Maurizio Martina e dell’assessore regionale Gianni Fava, che si sono resi disponibili a lavorare, già dai prossimi giorni, per cominciare a risolvere i problemi del comparto.
Lo studio sui costi di produzione del latte bovino elaborato in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 - continua la Coldiretti - evidenzia che nel giugno 2015 in Lombardia i costi medi di produzione del latte oscillano da un minimo di 38 centesimi al litro per aziende grandissime di oltre 200 capi di pianura, a prevalente manodopera salariata, con destinazione a formaggi DOP, fino ad un massimo di 60 centesimi al litro per aziende piccole di 20-50 capi di montagna/collina, a prevalente manodopera familiare, con destinazione del latte a formaggi DOP.
Le testimonianze
Stefano Stancari è uno dei titolari dell’Azienda Agricola Stancari Stefano, Cristina e Meato Daniella di Tripoli di San Giorgio, in provincia di Mantova. Diplomato in informatica, 49 anni, Stefano manda avanti un’azienda di terza generazione che produce dai 40 ai 50 quintali di latte al giorno con circa 200 capi in lattazione. Tutto il latte prodotto è conferito all’industria. “Il prezzo che ci pagano – spiega Stancari – non è adeguato perché non è sufficiente a coprire i costi”. La voce di spesa più pesante è quella che riguarda l’alimentazione dei bovini: “Per mantenere gli animali in perfette condizioni di salute e garantire un prodotto di qualità non si possono usare sottoprodotti, quindi bisogna spendere”. Poi ci sono gli oneri finanziari relativi agli investimenti fatti negli anni passati per rendere più moderne le stalle.
Paolo Avanzi, 48 anni, perito agrario, è titolare di una ditta individuale a Roverbella. L’azienda ha 200 capi, 110 in lattazione, e produce una media di 32 quintali di latte al giorno, tutti conferiti alla Latteria Sociale di Roverbella (nove soci) per la produzione di Grana Padano. L’alimentazione dei bovini arriva dai campi dell’azienda, che coltiva cereali a ciclo chiuso: mais da granella e da trinciato, triticale, erba medica e foraggi. Nata più di 100 anni fa come azienda multifunzionale, con maiali, frutteti e vigneti, negli anni ha scelto la specializzazione. Nonostante il conferimento in cooperativa, i problemi ci sono: “E’ vero che prendiamo più soldi – spiega Avanzi - ma comunque stiamo lavorando per salvare il capitale”. Le voci di spesa che incidono di più sono i costi per il gasolio, l’alimentazione degli animali e l’ammortamento delle strutture e dei macchinari.