Lo studio completato dall’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) scagiona definitivamente l’allevamento e accerta finalmente la responsabilità nell’inquinamento delle acque sotterranee di settori diversi dall’agricoltura dai fanghi di depurazione agli scarichi civili. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i risultati dello studio dell’Ispra presentati anche al ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina e al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, sull'applicazione del nuovo modello di analisi isotopico nelle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Fermo restando la necessità di confermare gli obiettivi e gli strumenti di applicazione della direttiva europea in materia di tutela delle acque dall’inquinamento - sottolinea la Coldiretti - emerge un quadro diverso delle responsabilità assegnate alla zootecnia, evidenziando come il contributo dell’allevamento non sia mai superiore ad un terzo del totale complessivo dell’inquinamento accertato attraverso un piano di monitoraggio diffuso nelle regioni.
“Occorre ripartire da questi dati – afferma Paolo Carra presidente Coldiretti Mantova – per riorganizzare e ridisegnare territorialmente le zone considerate vulnerabili, un passo sicuramente importante per garantire il futuro della zootecnia nel mantovano. Stiamo parlando di un’agricoltura – continua Carra - che è uno dei settori trainanti dell’economia mantovana dove si producono le grandi Dop, formaggi stagionati e salumi, riconosciuti e apprezzati sui mercati nazionali ed esteri”.
Ogni settore produttivo – afferma Coldiretti - dovrà farsi carico della propria responsabilità e non attribuire soltanto alla zootecnia di addossarsi oneri e vincoli che dipendono da attività diverse, trovando conferme con i risultati scientifici che da anni Coldiretti chiede con forza.
“Per le imprese agricole, il rispetto della normativa nitrati si traduce anche in un aggravio di costi gestionali e di tempo perso in burocrazia - continua Carra – che frena la crescita del settore e mina la competitività delle imprese. Ad oggi, senza una soluzione definitiva del problema, circa il 15% delle aziende zootecniche mantovane, che non rientrano nei parametri, sono a rischio di sanzioni, decurtazione dei premi comunitari Ue e alcune addirittura costrette alla chiusura”.