2 Marzo 2010
MANTOVA, OGM: NON CONVIENE

 ASSEMBLEA DEI DIRIGENTI COLDIRETTI AL BOMA

Masini, esperto della Coldiretti nazionale: bisogna far bene i conti e puntare sulle peculiarità del nostro territorio

“In Italia non c’è nessuna convenienza a coltivare piante geneticamente modificate (Ogm). Chi afferma il contrario, come ad esempio Confagricoltura, deve rifare i conti e metterci dentro non solo l’aumento delle rese ma anche quello dei costi”. Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti nazionale, è stato esplicito, questa mattina – lunedì 1° marzo – davanti alla dirigenza territoriale e provinciale dell’Associazione, convocata al Boma dal presidente Gianluigi Zani per un approfondimento sugli Ogm. 

Il dibattito su queste colture è tornato al calor bianco dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato che sollecita il Governo a prendere decisioni in merito.  Mentre in Italia – ha commentato Masini – si tenta di autorizzarle, in Francia e Germania, dopo alcuni anni di coltivazione, si va verso una restrizione. Il mais Mon 810 è stato vietato in questi Paesi per gli effetti negativi: sull’apparato intestinale, rilevati in esperimenti fatti su animali; sugli organismi del terreno, sulla dispersione del polline, con conseguente contaminazione, e sui danni ambientali. Uno stop che fa seguito a quelli di Austria, Ungheria, Lussemburgo e Grecia”. Inoltre, sul tema della contaminazione, si registra la condanna della Corte federale americana ad una multinazionale tedesca obbligata ad un risarcimento di un milione e mezzo di dollari nei confronti di agricoltori ai quali erano state vendute sementi di riso contaminate.
Gianluigi Zani ha introdotto il relatore osservando che “si tratta di un tema molto delicato ma anche molto importante, da cui dipendente il futuro della nostra agricoltura. La linea della Coldiretti – ha aggiunto – è di assoluta contrarietà alla diffusione degli Ogm nel nostro Paese, perché si andrebbe contro il nostro disegno di valorizzare i prodotti tipici, di qualità, strettamente legati al territorio e alle tradizioni, prodotti che tutto il Mondo ci invidia”. Sulla stessa linea si è espresso il direttore Giovanni Benedetti.
Considerata la pressione che viene fatta per incentivare queste colture, “c’è da veramente da chiedersi – ha osservato Masini - chi ci guadagna nel pervicace sostegno agli Ogm. Si tratta di una mistificazione a danno degli agricoltori e dei consumatori, alla quale la Coldiretti si è oppone fermamente, con il supporto di eminenti studiosi”. Masini ha anche messo in dubbio la possibilità di trovare criteri adeguati, per la coesistenza tra coltivazioni Ogm e tradizionali, prima di procedere a qualsiasi autorizzazione. “I pareri degli esperti sono discordi: alcuni parlano di centinaia di metri, come distanza di sicurezza, altri parlano di chilometri, altri ancora di fasce di protezione; insomma, una vera giungla nella quale è difficile districarsi. Vanno poi considerate le realtà protette, come parchi, oasi naturali e golene, e le aziende ad indirizzo biologico. Chi volesse coltivare piante Ogm, nel caso di autorizzazione (oggi in Italia è proibito), dovrebbe rispettare non solo le imposizioni delle ditte sementiere ma anche molte e complesse norme burocratiche. Inoltre andrebbe incontro a gravi responsabilità ove si producessero danni ad aziende o territori limitrofi. Consideriamo – ha fatto rilevare Masini – che nessuna compagnia ad oggi è disponibile ad assicurare contro questi danni, giudicati  molto probabili, elevati e facilmente dimostrabili”.
Dal lato del consumatore, è stato rilevato che “da sondaggi fatti dal 2003 ad oggi, la percentuale di chi non si sente sicuro con gli Ogm è aumentata dal 50 al 70 per cento. Ciò apre una prospettiva di tutto interesse per i prodotti tradizionali caratterizzati da qualità, sicurezza, identità territoriale e tradizioni. Considerando che sono sempre di più gli studiosi che legano l’alimentazione alla salute e alla longevità, bisogna ammettere che la prospettiva di competitività delle nostre produzioni deriva in buona parte dal rifiuto delle piante geneticamente modificate. Non è un caso che oggi nel Mondo esse siano prodotte in Paesi a grandi estensioni, come Usa, Brasile e Argentina, dove le condizioni pedoclimatiche e strutturali dell’agricoltura sono molto diverse da quelle italiane. Proprio la diffusione degli Ogm in queste realtà – ha concluso Masini – esalta ancor di più la scelta italiana delle colture tradizionali. Coldiretti andrà fino in fondo a questa battaglia, eventualmente anche promuovendo un referendum tra gli agricoltori, come previsto dall’Unione Europea, che lascia agli Stati membri la decisione circa gli Ogm”.

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