Regna ancora la preoccupazione tra i produttori mantovani di pomodoro da industria, più di 300 aziende concentrate soprattutto nella parte della provincia al confine con il Cremonese e nell’Alto Medio Mantovano. Dopo diversi incontri, la trattativa tra industriali e agricoltori rimane ferma, infatti, su un prezzo che non riesce a coprire i costi di produzione: 77 euro a tonnellata contro i 92 euro dello scorso anno. Un danno per una coltura che a Mantova si estende su circa 4000 ettari (il 10% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il nord Italia) e che nell’ultimo anno da molti imprenditori è stata scelta come alternativa rispetto alle colture tradizionali sempre meno remunerative.
I costi di produzione di questa coltura sono molto alti – spiega Coldiretti Mantova –, pari a circa 6.500 euro per ettaro. Per arrivare a coprirli, il prezzo dovrebbe essere di almeno 10 euro a tonnellata in più. Ma gli industriali, al momento, sembrano fermi sulle loro posizioni. Per tenere il prezzo accettabile, le O.P. (le organizzazioni di produttori, ndr) hanno quindi proposto di ridurre la quantità di circa il 10%, in modo da riequilibrare l’offerta sul mercato. Nella speranza, però, che si rafforzino i controlli sulle importazioni e sulla tutela del Made in Italy, per evitare che all’offerta di pomodoro italiano di qualità si aggiunga quello di pomodoro straniero, che ora viene utilizzato per la produzione di semilavorati a basso valore aggiunto. Non possiamo permetterci di confrontarci sul prezzo – conclude Coldiretti Mantova – con il pomodoro di bassa qualità importato dalla Cina.
Una boccata d’ossigeno per il settore potrebbe arrivare dai contributi del Psr sulle misure agroambientali: Coldiretti, insieme con le organizzazioni dei produttori, sta lavorando affinché anche gli agricoltori aderenti a una O.P. possano accedere ai fondi relativi alla lotta integrata.