17 Ottobre 2011
MANTOVA – RIFORMA PAC, ZANI: “BOZZA INIQUA”

In attesa di conoscere quale sarà il budget che a livello europeo verrà stanziato per la riforma della politica agricola comunitaria, la bozza proposta dalla Commissione Europea così come è stata illustrata non piace a Coldiretti Mantova. Ci sarà circa un anno di tempo per porre rimedio o per migliorare il testo, e i vertici dell’associazione virgiliana prospettano nell’immediato futuro azioni volte ad elaborare miglioramenti e rivederne i criteri di applicazione per adattarla alle esigenze dell’agricoltura italiana in generale e mantovana nello specifico.
 
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti virgiliana Gianluigi Zani sottolineando che, perdurando periodi di forte crisi economica, le future risorse vanno indirizzate verso un’agricoltura che dia maggiori risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa sul serio e che con il lavoro nei campi ci vive”.

La bozza della nuova PAC definisce quali “agricoltori attivi” le aziende solo in base alla quantità di aiuti che ricevono, senza tener conto di quello che realmente fanno, premiando così le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti. La proposta, tra l’altro, prevede una riduzione dei premi comunitari – continua Zani - che andrebbero a penalizzare il nostro territorio caratterizzato da superfici medio-piccole e in alcune aree altamente specializzate, in grado di produrre beni di assoluta eccellenza. Ingiusto quindi equiparare, in fase di redistribuzione dei premi, le grandi produzioni cerealicole e foraggere dell’Est Europa, con le nostre imprese che producono eccellenze enogastronomiche riconosciute. Solo in provincia di Mantova le domande pac presentate dalle aziende associate Coldiretti sono 4.700 pari a 180mila ettari di superficie coltivata.
 
L’Italia non merita affatto questa penalizzazione, anche perché cosi facendo aumenta in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all’Unione Europea e quello che potrebbe recuperare attraverso la nuova politica agricola. In gioco ci sono per l’Italia circa 6 miliardi di fondi comunitari all’anno per i prossimi sette anni, ma soprattutto il futuro di 1,6 milioni di imprese agricole che danno occupazione a circa un milione di dipendenti e che garantiscono il presidio territoriale di oltre 17 milioni di ettari di terreno coltivato totale dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo

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