8 Giugno 2010
Pavia, ai risicoltori italiani il prezzo più basso d’Europa !

I nostri risicoltori stanno subendo un doppio furto, con prezzi che calano alla produzione e aumentano al consumo.

Dallo scorso anno i prezzi del riso, pagati alla produzione sono crollati del 39% mentre i consumatori sugli scaffali hanno trovato un incremento rispetto ad un anno fa. Mediamente il riso viene pagato 26 centesimi al chilogrammo che diventano 58 dopo la lavorazione e balzano a 2,75 euro quando la scatola viene posta in vendita sullo scaffale del supermercato. L’aumento dal campo al consumo è mediamente del mille per cento!
Ma la situazione italiana è al limite del paradosso con una parte industriale che, da una parte sfrutta l’immagine positiva del nostro made in Italy e dall’altra remunera il prodotto nazionale molto meno di quanto avvenga nel resto d’Europa.
“Il prezzo del lungo A, il Thaibonnet per intenderci, – dichiara Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia – in Italia ha una quotazione che si aggira attorno ai 22 centesimi al chilo quando la quotazione media in Spagna è di 24,5, in Grecia di 25 e in Romania di 28,6. E che non ci si venga dire che dipende dalla qualità, perché queste valutazioni corrispondono a risone di qualità perfettamente mercantile”.
Il fatto è che si fa un gran parlare di sinergie e di rapporti stabili all’interno delle filiere ma, di fatto, anziché consolidare rapporti di sinergia con i produttori del nostro Paese, alcuni preferiscono acquistare prodotto di dubbia qualità che arriva da oltre oceano pagandolo a prezzi stracciati. Basti dire che mentre le importazioni extra UE sono in continuo aumento, nei nostri magazzini  giacciono ancora, 422.000 tonnellate di riso (dati fonte Ente Nazionale Risi), contro una giacenza media degli ultimi anni che, in questo periodo, era pari alla metà.
 “I risicoltori hanno seguito l’invito dell’industria a produrre di più e ora si trovano in difficoltà per smaltire le scorte. - Prosegue Giuseppe Ghezzi –  tutto ciò, nonostante un incremento delle esportazioni valutabile in un 41% e un concreto aumento del consumo in Italia. Evidentemente ci troviamo di fronte a manovre speculative tese solo a spaventare ingiustificatamente i produttori”.
“Abbiamo bisogno di una maggiore chiarezza sulle dinamiche che interagiscono sulla formulazione dei prezzi e di interlocutori che condividano il fatto che non si può produrre a costi italiani e vendere a prezzi internazionali, senza tenere conto della qualità e della tipicità dei nostri risi – interviene Giovanni Roncalli direttore della Coldiretti di Pavia. La nostra è una risicoltura che produce seguendo tutte le direttive comunitarie, dove oltre ai costi diretti di produzione subentrano costi indiretti dettati dalla tutela ambientale. Tutti elementi che oggi la filiera non riconosce in termini di prezzo, mentre continua a sfruttare l’immagine positiva che il prodotto made in Italy ha sul mercato”.
I volumi di vendita sono tali da lasciar supporre che non ci debbano essere conseguenze per la prossima campagna e che le scorte saranno smaltite come per gli anni precedenti.
Coldiretti non vuole solo denunciare una situazione insostenibile ed ingiustificabile  ma intende proporre una serie di azioni che consentano di interpretare e governare meglio il mercato:
·         Occorre rendere obbligatoria l’etichettatura trasparente con l’indicazione di origine al fine di evitare possibile confusioni negli acquisti dei consumatori.
·         Incrementare e irrigidire il sistema di controllo qualitativo nei punti di ingresso del risone straniero
·         Revisionare il sistema dell’attività borsistica delle Camere di Commercio consentendo un monitoraggio più efficace sulla rilevazione dei prezzi
·         Uniformare i contratti di vendita salvaguardando i produttori spesso vessati da condizioni inaccettabili
·         Pretendere dalle Istituzioni un impegno concreto affinché nelle mense scolastiche, ospedaliere e nella ristorazione collettiva sia utilizzato solo riso locale
·         Esigere dalla grande distribuzione lo “spazio scaffale” dedicato ai prodotti locali
·         Individuare i meccanismi atti a garantire il credito nei confronti delle imprese agricole
·         Agevolare l’accesso al credito anche attraverso lo sconto di quanto dovuto dall’industria
·         Trovare le forme di aggregazione che permettano di favorire lo stoccaggio e la commercializzazione
·         Programmare coltivazioni e varietà in funzione delle reali esigenze di mercato
Per chiudere, gli ultimi segnali dei mercati indicano una variazione di tendenza nei prezzi con leggeri ma significativi aumenti che confortano negli inviti che sono stati dati nel non svendere il proprio prodotto ai prezzi attuali che sono i più bassi di tutta l’Europa.
Il riso italiano sta oggi subendo un doppio furto. Da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio come italiano riso proveniente da chissà quale parte del mondo, un inganno enorme ai danni del consumatore , dall’altra parte il furto di valore aggiunto che vede sottopagato il nostro riso a causa di  uno strapotere contrattuale da parte dei poteri forti della filiera agroalimentare.

Ufficio Stampa Coldiretti Pavia
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