12 Luglio 2010
Pavia, difesa del made in Italy e rispetto della legge

Abbiamo vissuto intense giornate di mobilitazione con le bandiere di Coldiretti spiegate al vento ai valichi di frontiera e nei punti di ingresso dei prodotti alimentari nel nostro paese, di fronte ai principali caseifici del territorio e in una grande assemblea nazionale che ha radunato oltre 15.000 imprese agricole a Roma. Una mobilitazione nel nome del latte ma in difesa di tutta la produzione tricolore e del diritto dei cittadini di acquistare in modo consapevole senza la truffa dei colori, dei nomi e delle immagini italianeggianti, poste su prodotti che di italiano non hanno nulla tranne l’aspetto della confezione. Si tratta di una truffa morale nei confronti dei cittadini che attua un doppio furto a danno dei produttori: sottrae reddito e mercato e ruba l’identità di un made in Italy che è vanto nel mondo per l’intero Paese.
Il punto nodale è rappresentato dai prezzi, nel caso del latte inferiore a quanto pagato 20 anni fa, che solo una filiera tutta italiana e firmata dagli agricoltori può incrementare sottraendo passaggi speculativi e consegnando al consumatore la consapevolezza dell’acquisto sicuro, esente dall’inganno del falso made in Italy che contribuisce a moltiplicare, dal campo alla tavola, in media di cinque volte il prezzo dei prodotti agricoli.
Insieme alla mobilitazione di Coldiretti, l’argomento che agita l’agricoltura in questi giorni è l’ennesima discussione sulle quote latte. La posizione di Coldiretti è chiara, precisa e forte, prove ne siano le dichiarazioni del presidente Sergio Marini: “'Non scherziamo con il fuoco perché c'è un limite alla presa in giro degli agricoltori oltre il quale nessuno potrà contenerne le conseguenze. L’emendamento presentato alla manovra finanziaria sulla proroga del pagamento delle quote latte non ha nulla a che fare con la crisi agricola perché, se così fosse, dovrebbe riguardare tutti i settori e tutte le scadenze, dalle cambiali agrarie ai contributi previdenziali, dalle imposte dirette alle indirette. Noi come sempre rispetteremo le leggi vigenti, ma si sappia fin d’ora che altrettanto dovrà fare lo Stato. Se dovessero cambiare le carte in tavola non tarderemo ad utilizzare tutti gli strumenti di cui disponiamo per far restituire i soldi a tutti quegli allevatori che in questi anni hanno pagato multe non dovute e acquistato quote non necessarie''.
Dal Brennero al Po sono stati quasi duemila gli agricoltori e i rappresentanti di Coldiretti mobilitati in Lombardia per difendere l’agroalimentare italiano e pretendere l’indicazione di origine per tutti i prodotti. Il fattore che ha scatenato la protesta di Coldiretti è legato alla chiusura da parte dell’industria lattiero casearia alla possibilità di trattativa per riconoscere un prezzo che consenta alle stalle di coprire i costi di produzione.
“Una richiesta ancora più giustificata dopo quello che abbiamo trovato nei camion che siamo riusciti a intercettare al valico del Brennero e che poi abbiamo seguito fino a destinazione grazie a una rete capillare di cinquanta staffette che abbiamo mobilitato su tutto il territorio regionale” spiegano Giuseppe Ghezzi, presidente e Giovanni Roncalli, direttore della Coldiretti di Pavia - facendo il bilancio dell’ultima mobilitazione organizzata dalla più grande organizzazione agricola nazionale.
In questi giorni sono in corso incontri con soci e dirigenti per valutare la situazione ed eventuali nuove iniziative a salvaguardia del Made in Italy in Lombardia.

Ufficio Stampa Coldiretti Pavia
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