Le stalle sono in fibrillazione, scaduto l’accordo con Italatte che stabiliva 40,7 centesimi al litro da gennaio a marzo 2012 e che ha fatto da riferimento per le intese siglate in seguito, ora ci troviamo di fronte alle industrie casearie che unilateralmente intendono ridurre il prezzo del’ latte.
“Si tratta – protesta Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia - di pretese che non hanno alcuna motivazione oggettiva, visto che i consumi si mantengono su buoni livelli e le quotazioni, da una parte del il Grana Padano, la cui lavorazione assorbe quasi il 50 per cento del latte lombardo e dall’altra quelle dei formaggi molli non hanno segnato alcuna riduzione, sia all’ingrosso, sia al dettaglio. Ci troviamo per l’ennesima volta di fronte ad un tentativo di speculazione sulla qualità della produzione della nostra zona. In un momento come questo, in cui le aziende agricole devono fare fronte a sempre maggiori tasse, a costi dell’energia in continua crescita e all’incognita legata alla Direttive Nitrati, una riduzione del prezzo del latte sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso con conseguenze imprevedibili. Sono in corso valutazioni approfondite rispetto ad iniziative di tutela degli allevatori, nel frattempo, Coldiretti esorta i propri associati che stanno ricevendo dagli industriali liquidazioni inferiori al prezzo di 0,407 ad emettere esclusivamente fattura a titolo di acconto sul futuro saldo a integrazione”.
“Occorre ricordare – prosegue Ghezzi – che si rischia di incrinare, una delle colonne portanti dell’economia regionale e nazionale: il latte lombardo, infatti, con i suoi 4 milioni e mezzo di tonnellate rappresenta più del 40 per cento di tutto il latte italiano e la sua produzione coinvolge oltre 6.400 aziende (su quasi 39 mila a livello italiano) che danno lavoro – si stima – a circa 13 mila persone. Un comparto importante anche per Pavia, se non per quantità sicuramente per qualità con circa 100 stalle di cui sessantadue associate a Coldiretti e circa 250 addetti”.