17 Maggio 2010
Pavia, oltre il mercato anche il maltempo

Anche le intemperie si accaniscono sull’agricoltura provocando ritardi e disagi per le temperature e l’eccesso di pioggia

Mentre i mercati continuano a segnare indici negativi e i prezzi alla produzione non hanno alcun riferimento con le cifre richieste al consumo, si affaccia un timido sole ma il maltempo di questi ultimi giorni sembra congiurare contro la buona riuscita dell’annata agricola.
Siamo in periodo di semine e i campi già lavorati sono stati sommersi da un volume d’acqua che sarebbe sufficiente se diluito su tutto l’arco dell’anno. I problemi principali sono derivati dall’impossibilità di effettuare le lavorazioni previste a causa dell’impraticabilità dei campi allagati e dalle temperature più adatte a fine inverno che alla primavera. In queste condizioni sono favoriti lo sviluppo di attacchi fungini e le piantine appena nate, quand’anche non sono annegate, sono indebolite e potrebbero riportare conseguenze fino al raccolto. Laddove ancora non si era provveduto alle semine, è il caso del riso, spesso non si è potuto intervenire procrastinando le operazioni. Un forte ritardo comporta però una variazione nello sviluppo vegetativo che potrebbe compromettere l’intero raccolto.
Se la situazione è fosca in pianura, in collina non si può sorridere perché, anche in questo caso, non è stato possibile intervenire sulle viti favorendo il possibile sviluppo di attacchi patogeni. Nel nostro Oltrepò oltre ai problemi colturali dobbiamo sommare anche il rischio smottamenti che in presenza di così massicce precipitazioni diventa pressante.
Insomma, non solo il mercato penalizza l’agricoltura ma anche il maltempo. Se purtroppo per le condizioni meteorologiche possiamo solo affidarci alla Provvidenza, diverso è il rapporto che possiamo tenere con il mercato. Dobbiamo riappropriarci dei meccanismi che portano alla formazione del prezzo. Non è ammissibile che dal campo alla tavola i prezzi si incrementino mediamente di sei volte. Non è ammissibile che su 100 euro spesi dal consumatore, al produttore ne rimangano solo 17 e che tutto il resto (l’83%) sia diviso tra industria e distribuzione.
Riprendiamoci il mercato: Dal campo alla tavola, una filiera agricola tutta italiana

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