“Se non recuperiamo economicità alla coltivazione del riso, - denuncia Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia - c’è il rischio che a far chiudere le nostre aziende non sia la concorrenza delle importazioni straniere, ma l’incapacità di trasferire alla produzione parte dell’ampia rimuneratività che il riso continua ad avere sul mercato. Nella situazione attuale il costo del risone è notevolmente diminuito, arrivando in alcuni casi anche a contrazioni del 50% rispetto allo scorso anno, senza che nessuno abbia visto riduzioni dei prezzi al consumatore finale che continua a pagare gli stessi soldi per il riso sullo scaffale”.
Di riso si è parlato nella serata di mercoledì in occasione della convocazione della ricostituita Consulta riso della Coldiretti. Rappresentanti dei produttori del pavese e della Lomellina si sono incontrati per individuare le strategie necessarie, non solo a fronteggiare il momento di crisi, ma a costruire il percorso futuro.
“Siamo di fronte ad una deriva pericolosa - ha dichiarato Giovanni Roncalli direttore della Coldiretti di Pavia - che rischia destrutturare una filiera e un settore importante dell’economia pavese e nazionale, attraverso l’introduzione silenziosa di norme vessatorie che stanno diventando delle vere e proprie abitudini, come quella di posticipare i pagamenti, ed il ritiro del prodotto, fino a 120 giorni dopo la sottoscrizione del contratto di vendita e che vede le industrie fare oggi magazzino presso le nostre aziende agricole con tutti i rischi, i costi e le deviazioni commerciali che questo sistema produce.
Una situazione alla quale è necessario porre fine, riconducendo gli accordi alle disposizioni previste dalle -Condizioni generali di contratto- che tutte le rappresentanze della filiera hanno sottoscritto presso la Camera di Commercio e che oggi pare completamente dimenticato. In questo contesto riveste carattere di urgenza la revisione dell’attività delle borse merci, ma contestualmente occorre effettivamente rimodulare l’organizzazione dell’offerta, per cercare di posizionare l’ago della bilancia contrattuale in difesa degli interessi della parte agricola, così come ottenere il ripristino delle garanzie di pagamento come avviene in tutti gli altri comparti”.
“Di fronte a questo scenario – recita il documento redatto dalla Consulta al termine della seduta - vogliamo passare ai fatti concreti per lavorare ad un progetto per la formulazione di prezzi che non tenga conto delle quotazioni di mercato (dettate dall’emotività o dallo strapotere dei mediatori e dell’industria), ma della redditività reale delle imprese agricole, della qualità del riso e della sua indicizzazione, nonché nell’individuare nuovi mercati che valorizzino la qualità e la tipicità delle nostre produzioni.
È necessario attivare azioni concrete per non vendere in una situazione di emotività come sta accadendo ora, addirittura con presupposti che dovrebbero condizionare la risalita del prezzo, come l’aumento della quotazione del greggio e la controtendenza del cambio euro/dollaro che sono entrambi fattori che dovrebbero scoraggiare le importazioni e portare ad una risalita del risone nazionale. Altrettanto importante sarà monitorare seriamente un maggiore controllo nei punti di entrata del prodotto importato, in particolare i porti, dove occorre specializzare personale che sappia gestire le importazioni non solo sul piano quantitativo, ma anche su quello qualitativo, in particolare per gli aspetti sanitari legati ai residui chimici e alle qualità organolettiche. Vogliamo invitare tutti i risicoltori a non cadere nella trappola delle speculazioni, evitando di “svendere” un prodotto a prezzi che sono evidentemente frutto di un mercato deviato che sarà necessario riportare in trasparenza anche arrivando ad azioni forti fin dalle prossime settimane