Occorrono circa sei chilogrammi di risone per acquistare un litro di benzina. A tanto è arrivato il divario tra uno dei prodotti principe della provincia di Pavia e il carburante più utilizzato. A pochi giorni dall’avvio della campagna di raccolta le preoccupazioni dei risicoltori sono concentrate sui prezzi che sono abbondantemente sotto alla soglia della parità con i costi di produzione.
Il divario tra costi e ricavi supera in molti casi il 30 per cento e solo il contributo della PAC consente alle aziende di proseguire l’attività. Le cose tuttavia non possono continuare così e se la situazione non dovesse cambiare, le scelte future dei risicoltori pavesi saranno orientate verso altre colture più remunerative come il mais, la soia e le coltivazioni energetiche.
Pavia, con oltre 87.600 ettari coltivati, rappresenta il 35 per cento della superficie nazionale a riso e con 530.000 tonnellate prodotte e 1.617 risicoltori è la più importante provincia risicola italiana ed europea. Un primato che vede l’Italia, primo produttore di riso in Europa, scomparire di fronte agli imponenti volumi asiatici, ma rifulgere a livello internazionale per qualità assoluta.
“I nostri territori – dichiara Paolo Carnevale Garè, risicoltore di Gambolò – sono da sempre vocati alla risicoltura, ma se questa situazione dovesse persistere non potremo più continuare a coltivare riso. I costi di produzione, in particolare quelli energetici, sono aumentati vertiginosamente e i prezzi del risone sono quelli di quindici anni fa. Se le cose non cambieranno dovremo abbandonare il riso per coltivare mais o soia che sono molto più remunerativi”.
“Stiamo avviando un progetto di filiera – interviene Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia – per giungere alla commercializzazione del risone in forma aggregata, accorciare la filiera e garantire un prezzo remunerativo alle nostre imprese. Dopo un lungo percorso, la Coldiretti, grazie ad un accordo con una grande catena di distribuzione, ha messo in commercio una pasta realizzata al 100 per cento con grano italiano, marchiandola e garantendone l’origine. Questo processo deve essere affrontato anche nel settore del riso per evitare le speculazioni, garantire un equo guadagno ai risicoltori e contribuire a ridurre la spesa dei consumatori”.