SONDRIO – Via libera agli spostamenti per le centinaia di valtellinesi e chiavennaschi che, pur senza svolgere l’attività professionale di agricoltore, possono recarsi a curare gli orti ed appezzamenti di competenza. Una notizia attesa da chi è “agricoltore solo per passione” e – in pensione o dopo il lavoro – si diletta nella cura degli appezzamenti di terreno (in molti casi è una tradizione di famiglia, consolidata da generazioni) per garantirsi cibo genuino e trascorrere un po’ di tempo all’aria aperta. Lo rende noto Coldiretti Sondrio nell’evidenziare che, secondo la faq pubblicata sul sito del Governo, chiarisce che anche nelle zone rosse e arancioni “è consentito, anche al di fuori del Comune ovvero della Regione di residenza, lo svolgimento di attività lavorativa su superfici agricole, anche di limitate dimensioni, adibite alle produzioni per autoconsumo, non adiacenti a prima od altra abitazione”.
Inutile specificare che la libertà di movimento è ovviamente assicurata a chi fa dell’agricoltura la propria attività professionale e d’impresa.
La cura dei terreni ai fini di autoproduzione, anche personale e non commerciale, integra – riferisce la Coldiretti provinciale - il presupposto delle esigenze lavorative, contemplato per le zone “arancioni” e “rosse” dagli artt. 2 comma 4 lett. a), e 3, comma 4, lett. a), del DPCM 3 novembre 2020.
Quindi – prosegue Coldiretti Sondrio - la coltivazione del terreno per uso agricolo e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo (quale ad esempio quella di raccolta delle olive, conferimento al frantoio e successiva spremitura) sono consentite, a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito.
Accanto a chi esprime la propria passione in orti e giardini ci sono anche molti cittadini che non si accontentano e coltivano almeno un ettaro di terreno a uso familiare. Si tratta in larga maggioranza di famiglie che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato. Ciò vale anche per gli appezzamenti terrazzati sui nostri versanti montani, con molte parcelle ancora condotte da privati.
Una attività che raggiunge anche le città della penisola con 174 milioni di metri quadrati di orti urbani, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione.