Nove milioni di quintali in più di mais per gli animali delle stalle lombarde si potrebbero ottenere già da quest’anno se con le prossime semine si utilizzassero tutti i terreni che oggi in Lombardia, a causa degli obblighi comunitari, sono ritirati dalla produzione o destinati ad aree di interesse ecologico. Lo stima la Coldiretti regionale nel sottolineare che questo aiuterebbe gli allevatori a ridurre le difficoltà di approvvigionamento dall’estero causate dalla guerra in corso.
Nel 2021 – precisa la Coldiretti regionale – dall’Ucraina e dall’Ungheria sono arrivati in Italia un totale di 2,25 miliardi di chili di mais che rappresentano circa la metà delle importazioni totali dell’Italia che dipende dall’estero per oltre la metà del proprio fabbisogno, secondo le analisi della Coldiretti.
Gli allevamenti lombardi si trovano in condizioni molto critiche – continua la Coldiretti regionale – stretti tra il boom dei costi produttivi e prezzi a loro riconosciuti che non coprono più nemmeno le spese. Il costo medio di produzione del latte, ad esempio – spiega la Coldiretti Lombardia – tra energia e spese fisse ha raggiunto, secondo l’ultima indagine Ismea, i 46 centesimi al litro, un valore ben al di sopra di quello riconosciuto attualmente ai produttori. Una situazione che si sta ulteriormente aggravando proprio a causa delle tensioni internazionali dovute alla guerra e che rischia di mettere a repentaglio la tenuta stessa degli allevamenti.
In occasione del tavolo sull’emergenza grano convocato al ministero dal Sottosegretario all’agricoltura Gian Marco Centinaio, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha affermato che a livello nazionale “siamo pronti a coltivare da quest’anno 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione”. All’industria alimentare e mangimistica il presidente Coldiretti propone di lavorare da subito a contratti di filiera con impegni pluriennali per la coltivazione di grano e mais e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti nel rispetto della nuova normativa sulle pratiche sleali, per consentire di recuperare livelli produttivi già raggiunti nel passato. “Un obiettivo – spiega il presidente Prandini – che può essere più facilmente raggiunto grazie all’impegno del Ministro Patuanelli, al quale va un sincero ringraziamento, per aver accolto in Consiglio dei Ministri le nostre proposte per incentivare operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, adottare misure per sostenere la domanda interna, finanziare specifiche misure a favore delle filiere più esposte e appunto sostenere il potenziamento delle produzioni nazionali”.
Dal Ministero – precisa la Coldiretti – è stato anche annunciato un regime di aiuto straordinario sul modello dell'emergenza Covid e sostenuta l’esigenza, per quanto riguarda la Politica Agricola Comune (Pac), di rimuovere il vincolo al non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare. “Ora è possibile recuperare alla coltivazione di cereali in Italia almeno un milione di ettari di terreno garantendo redditività alla coltivazione ma anche – precisa il presidente Prandini - contrastando seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono ed intervenendo inoltre seriamente sulle normative comunitarie che spingono a non coltivare i terreni, eliminando ad esempio l’obiettivo del 10% di terreni incolti”.
“E poi investire – conclude Prandini – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità nei terreni, con un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per i principali cereali dal grano al mais e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.