“Preoccupa il nulla di fatto sul prezzo del latte e, ancor più, indigna il silenzio del mondo industriale e la sua assenza al tavolo di confronto. Sono ormai mesi che gli allevatori del Varesotto e dell’intera Lombardia chiedono la giusta remunerazione del loro prodotto”. A parlare sono il presidente e il direttore di Coldiretti Varese, Fernando Fiori e Francesco Renzoni, che così commentano il “nulla di fatto” in merito alla riunione programmata ieri in Regione Lombardia per l’ormai complessa trattativa per fissare il nuovo prezzo del latte.
L’ennesimo capitolo lo si è dunque scritto questa mattina, all’incontro convocato dall’assessore all’agricoltura Gianni Fava per un confronto con le associazioni di categoria, al quale le industrie non si sono nemmeno presentate. Lo stesso Fava non è stato tenero nel commentare la scelta della parte industriale: “Un atteggiamento ostile – ha detto senza mezzi termini l’assessore – che avrà ripercussioni nei prossimi mesi sulle scelte che faremo per la ripartizione delle risorse da destinare ai vari comparti della filiera agroalimentare, compreso un progetto per dare liquidità alle imprese lavorando sui crediti Iva. Detto questo – ha aggiunto Fava – se le industrie non hanno bisogno adesso di parlare con la Regione, allora vuol dire che non ne avranno bisogno neppure un futuro anche per altre cose”.
La dura presa di posizione di Fava giunge dopo un confronto con la Coldiretti Lombardia e le altre associazioni di categoria per valutare le iniziative da mettere in campo per arrivare a un accordo sul prezzo del latte alla stalla che ormai è vacante dallo scorso aprile, quando è scaduta la precedente intesa. E mentre il latte “spot” (quello comprato al di fuori dei normali contratti di fornitura annuale) ha raggiunto i 46 centesimi al litro, agli allevatori vengono ancora corrisposti, quando va bene – spiega la Coldiretti – circa 40 centesimi al litro.
“Ci sono industrie – dice Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – che hanno triplicato i bilanci pagando poco il latte agli allevatori. E adesso, con il loro atteggiamento di chiusura, stanno superando qualsiasi limite”.
Un valutazione condivisa sia dall’assessore regionale che dalle altre associazioni di categoria. Per questo Fava ha dichiarato che si impegnerà in un’ultima mediazione con contatti informali sino a venerdì prossimo 19 luglio con una riconvocazione del tavolo di confronto per lunedì 22 luglio. Ma se l’industria dovesse snobbare anche quest’ennesima dimostrazione di buona volontà – spiega la Coldiretti di Varese – allora valuteremo ogni possibile iniziativa.
La nostra provincia è parte integrante di un “sistema”, quello lombardo, che è ai vertici nazionali per la produzione lattiero-casearia. Un comparto che impegna in tutta la regione circa 6.400 imprese, ma quelle che conferiscono ai primi acquirenti (cooperative e industrie di trasformazione) sono già scese sotto la soglia delle cinquemila.
La produzione lattiera della provincia di Varese è, inoltre, determinante per una produzione casearia di qualità e a denominazione di origine protetta: non solo tome e formaggi tipici, ma anche stracchini e Gorgonzola, quest’ultimo, tra i primi formaggi italiani più esportati.